Orsanti a Vigoleno: nessun furto, rispettata la storia e valorizzato il museo

 “Non sono una ladra di musei”. Ha voluto essere molto chiara Valeria Benaglia, titolare dell’archivio degli orsanti che da qualche tempo si è trasferito da Compiano (Parma) a Vigoleno, frazione di Vernasca. Le accuse di aver strappato dalle proprie radici una realtà come quella dei girovaghi, che divennero famosi nel secolo scorso per i loro spettacoli in giro per l’Europa con scimmie, cavalli e orsi ammaestrati, non le sono proprio andate giù. Anche perché, ha spiegato si nostri microfoni, “in 11 anni di attività nessuno di quelli che oggi si stracciano le vesti per il museo aveva fatto nulla per sostenerlo o mantenerlo”. 

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Il contenzioso è stato sollevato in queste settimane dai cittadini di Compiano, che dopo aver allestito una mostra dal titolo inequivocabile: “Orsanti siamo noi”, avevano chiesto a Valeria, con il sostegno del sindaco Sabina Delnevo, la restituzione del museo, o anche solo di alcuni cimeli donati in passato a Maria Teresa Alpi, compianta fondatrice che però, prima della morte, aveva donato l’intera collezione all’attuale proprietaria con il preciso scopo – dice Valeria – “che il museo non scomparisse”. 

E con questo intento, ha tenuto a sottolineare, è stato compiuto lo spostamento che ora non può prevedere un ritorno, né dell’intero allestimento né di nessun oggetto: “Il museo è stato donato a me e quindi non possono rivendicare nulla. E’ vero che i cittadini hanno aiutato ad allestire il museo, però hanno fatto delle donazioni, per cui poi come vengono utilizzate non è più competenza dei donatori. Non sono certo una ladra di musei, perché fa ridere che in 11 anni nessuno se ne sia mai occupato e oggi facciano di tutto per riaverlo”. 

Anzi, si è sentita di esprimere vicinanza verso coloro che, a Compiano, hanno deciso di allestire una mostra permanente: “Si è risvegliata la coscienza che fino ad ora non c’era stata. Anche se gli ricordo che prima di andarmene avevamo fatto un incontro, nel quale avevo proposto il percorso dell’emigrante, che riunisca più province. Alcuni comuni sono interessati e a settembre torneremo a parlarne, ma a Compiano non hanno ancora aderito”.  
 
I NUMERI DELLA NUOVA LOCATION – La scelta dello spostamento, comunque, non sarebbe dovuto solo all’origine piacentina della beneficiaria. Anche perché i numeri, per Valeria, parlano chiaro: “Compiano, purtroppo, nonostante sia un borgo bellissimo, non ha turismo. Il museo non bastava lasciarlo aperto, ma anche farlo vedere il più possibile al pubblico e ai visitatori. Se prima facevamo 1000 visitatori all’anno, ora siamo arrivati a 700 al mese. Vigoleno, pur avendo pochi abitanti, ha un flusso turistico molto maggiore. Inoltre ci hanno permesso di unificare i biglietti in modo cumulativo con il mastio del castello. E anche per questo abbiamo tanti visitatori. A Compiano, nonostante le richieste, non è mai stato possibile”. E le possibilità per il museo, sempre secondo l’attuale titolare, sarebbero ancora tutte da scoprire: “Ho avuto la possibilità di stringere un accordo con il tour operator dei pacchetti turistici degli emigrati nel mondo, che ha appena acquistato 500mila biglietti per far arrivare gli italo-americani in Italia e nel pacchetto sarà inserito anche il museo di Vigoleno. A Compiano, questo, non sarebbe stato sostenibile pvisto che per arrivarci ci vogliono due ore e mezza da Parma”. 

ORSANTI NON SOLO DI COMPIANO – Ma non è solo sui visitatori che si gioca la partita del museo degli orsanti. L’accusa mossa dai cittadini di Compiano, infatti, ribadita anche dalla Provincia di Parma, è che sia stata strappata una realtà culturale specifica del proprio territorio. Anche in questo caso, Valeria Benaglia ha voluto ricordare che “la storia degli orsanti non è solo legata a Compiano o alle Valli parmensi. E’ tutti i nostri emigrati, anche nel Piacentino e oltre, che se ne sono andati all’estero. Era stata brava la signora Alpi a valorizzare questo patrimonio, legandolo a Compiano grazie al museo ma musicisti, giocolieri e ammaestratori, non erano solo parmigiani, quindi non ho sradicato nessuna cultura, portandolo dove non c’entra nulla. Tanto è vero che la consulta degli Emiliani nel mondo ha appoggiato il trasloco”.