Come ogni anno, non mancava il gonfalone della città di Piacenza tra i labari e gli stendardi presenti alla cerimonia di commemorazione della strage di Sant’Anna di Stazzema, di cui ricorreva, il 12 agosto, il 70° anniversario.
Un appuntamento che l’assessore al Nuovo Welfare, Stefano Cugini, definisce “intenso e molto toccante”, sottolineando come dal borgo toscano “arrivi il monito alle giovani generazioni per opporsi all’oblio, alla dimenticanza. Ricordare è fondamentale, per comprendere ciò che è stato e preparare la strada affinchè un simile abominio non abbia a ripetersi. Questo triste evento si è celebrato, del resto, in un momento in cui la barbarie della guerra è ancora forte e diffusa su scala internazionale: visitare luoghi come Sant’Anna di Stazzema, per ripercorrerne la storia, è la strada giusta per acquisire una responsabilità collettiva che spinga ciascuno di noi, a cominciare da chi ha ruoli e funzioni istituzionali, a farsi interprete e testimone dei valori imprescindibili della pace, del rispetto del prossimo, del dialogo tra i popoli”.
“Se, l’anno scorso – aggiunge l’assessore Cugini – si respirava l’amarezza per la decisione del Tribunale di Stoccarda, che respinse il ricorso contro l’archiviazione dell’inchiesta volta a fare luce sui colpevoli dell’eccidio, nel 2014 si è potuta esprimere soddisfazione per la sentenza con cui la Corte federale di Karlsruhe ha annullato quell’assurdo provvedimento. E quando il console generale di Germania, Peter Dettmar, intervenendo alla cerimonia ha annunciato con emozione che il Governo tedesco ristrutturerà a proprie spese la cappella nella locale piazza Anna Pardini, il lungo applauso della folla ha commosso tanti tra i presenti”.
“Anche il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini – conclude Stefano Cugini – ha invitato i giovani rappresentanti delle scuole italiane ad appropriarsi del futuro per farne un luogo di memoria e di ricerca della verità, mentre Enrico Pieri, presidente dell’associazione Martiri di Sant’Anna, sopravvissuto alla strage del 1944, guardando i ragazzi ha raccontato loro di aver superato il rancore, perché conscio dell’inutilità dell’odio che anima tutte le guerre. In un silenzio irreale e intenso, carico di significato, li ha invitati a seguire il suo esempio”.