Un’agenda con annotato il nome della semisconosciuta via di Lodi dove venerdì sera, in un cassonetto, è stato trovato il tolley con il tronco del professor Adriano Manesco senza testa, mani e viscere; e poi gli indirizzi delle filiali di banca dove l’ex docente milanese aveva il conto corrente. Particolari che uniti al fatto che, prima di partire in treno per Milano, Paolo Grassi e Gianluca Civardi avevano lasciato i cellulari accesi sull’auto vicino al Parco della Galleana, fanno ritenere agli investigatori che l’omicidio sia stato premeditato. Non solo: emerge anche il particolare di una cassetta postale creata ad arte a Piacenza e intestata a Manesco dove far convergere a sua insaputa la documentazione bancaria per il rilascio di una carta di credito. Circostanza, questa, che al momento fa lievitare le probabilità che il movente dell’omicidio fosse di natura economica.
Chi ha agito – e i sospetti degli investigatori ricadono addosso ai due trentenni piacentini – lo ha fatto in maniera “professionale, fredda, senza tralasciare alcun particolare”. Un terzo uomo? “Al momento è pura fantasia”.
“MAI VISTA UNA MATTANZA COSI’”
A cinque giorni dal delitto del 77enne ex docente di Estetica e Geografia e il giorno dopo la convalida del fermo dei due indiziati Grassi e Civardi, arrivano le voci della procura e degli investigatori della polizia. Parla Antonio Colonna, piemme esperto, da tanti anni nella nostra città, che in questi giorni (parole di alcuni investigatori della Mobile) ha seguito il caso in maniera perfetta, maniacale, coordinando tutto alla perfezione. “Sono a Piacenza da parecchi anni e mi è capitato di istruire parecchi casi di omicidio. Ma uno così feroce non lo avevo ancora visto”. Nel definire questo omicidio Colonna non lesina termini crudi come “truculento, feroce, mattanza, fatto inquietante” a conferma dell’incredulità degli stessi investigatori di fronte ai fatti di sangue finora accertati. “Stupiscono – ha aggiunto il sostituto procuratore – la professionalità e la freddezza con cui il professore è stato ammazzato”. Secondo gli investigatori, Grassi e Civardi hanno prima tentato di strangolarlo. Non avendolo ancora finito, quando era ancora vivo, lo hanno accoltellato più volte al petto con coltello e forbici. Solo successivamente si è proceduto al macabro rituale del sezionamento: testa e mani tagliate, polpastrelli abrasi, tutte parti infilate in normali sacchetti della spazzatura. Una efferatezza tale che la prosecuzione delle indagini, da oggi affidata in toto alla questura di Milano, verterà anche su eventuali collegamenti con un altro paio di omicidi analoghi avvenuti nei dintorni del Lodigiano, tuttora irrisolti. Non è certamente ancora il caso di parlare di serial killer, “ma noi non ci sentiamo di escludere nulla” ha aggiunto Colonna.
LA RICOSTRUZIONE DEI MOVIMENTI TRA GIOVEDI’ E VENERDI’ NOTTE
Sono stati ricostruiti, anche se su alcuni aspetti mancano ancora i riscontri investigativi, tutti i movimenti di Grassi e Civardi a partire dal giovedì pomeriggio: i due avrebbero mollato la Renault Clio di Civardi vicino al Parco della Galleana lasciando i due cellulari accesi nell’abitacolo, gli inquirenti la ritengono una mossa studiata ad arte per far agganciare le celle di Piacenza. Alle 13,33 vengono vidimati i biglietti alla stazione di Piacenza, direzione Milano centrale. Presumibilmente intorno alle 15 i due arrivano a Milano. Via Settembrini, l’abitazione del professore Manesco dista dieci minuti a piedi dalla stazione. E’ nel lasso di tempo dalle 15 alle 22 circa che in quell’abitazione viene commesso il brutale assassinio con annesse le operazioni di sezionamento e di accuratissima ripulitura di litri di sangue (in sede di analisi ne sono state trovate solo poche macchie). Sulle prime la vicina di casa non aveva udito rumori sospetti, per questo nessuno aveva chiamato la polizia. Solo quando è stata interrogata dagli agenti il giorno successivo, ha raccontato di aver visto un saliscendi di due ragazzi che trasportavano una valigia pesante; e di averli poi visti uscire dal palazzo intorno alle 22. E’ possibile, come hanno dichiarato, che i due abbiano poi preso un taxi per Lodi, anche se al momento la famigerata tassista di cui ha parlato Civardi non è stata ancora individuata. Fatto sta che alle 22,32 i due vengono intercettati dalle telecamere all’uscita dalla stazione ferroviaria di Lodi con tre zainetti e due trolley. Un terzo trolley – quello forse con il cadavere, tutto sigillato con nastro per evitare il gocciolare del sangue – era già forse stato buttato nel cassonetto a Lodi insieme con i sacchetti degli altri resti umani. Poi sarebbero arrivati in treno a Piacenza alle 00,21. All’1,30 vengono segnalati da un’anziana in via Nasalli Rocca mentre gettano nel cassonetto i vestiti che recavano tracce di sangue.
“FONDAMENTALE SEGNALAZIONE ANZIANA E INTUITO POLIZIOTTI”
Una segnalazione fondamentale, quella dell’anziana di via Nasalli Rocca, risultata decisiva al pari dell’intuito degli uomini della volante chiamata quella notte a effettuare il controllo. Gli agenti non si sono limitati a un controllo superficiale, ma si sono insospettiti e hanno approfondito controllando cosa vi fosse nel cassonetto e in auto. Proprio sulla vettura di Grassi, la Seicento, sono stati trovati gli zainetti con dentro taser, tirapugni, coltelli e gli oggetti del professor Manesco, computer e portafogli. Che nesso c’era tra i due e i beni di questo professore? Da qui si è partiti alla ricerca dell’ex docente che in quel momento non era in casa.
“Se non fosse stato per il senso civico della donna e l’intuito dei poliziotti della volante, sarebbe stato quasi impossibile risalire ai responsabili di questo delitto” ha spiegato Colonna. Già, perché Manesco non aveva parenti e amici, era solito viaggiare e nessuno avrebbe avvertito nell’immediatezza, la sua scomparsa. Magari sarebbero passati mesi. E nel frattempo l’inceneritore aveva già fatto il suo “lavoro”. Colonna ha dunque ringraziato tutti gli uomini della polizia, di Milano e Piacenza, in particolare quelli della Scientifica e della Mobile diretti dal dirigente Salvatore Blasco. “Hanno lavorato in maniera instancabile per giorni senza quasi dormire. Hanno fatto un lavoro eccezionale”.
“OMICIDIO PREMEDITATO. TERZA PERSONA? PURA FANTASIA”
Tante dunque le ragioni che spingono gli inquirenti a pensare che si sia trattato di un omicidio premeditato. “Non si può escludere che i due siano stati aiutati da una terza persona, ma al momento questa eventualità non trova riscontro in alcun elemento investigativo. Il racconto di Civardi di un asserito terzo uomo allo stato è pura fantasia” hanno stroncato il piemme Colonna e il dirigente della mobile Blasco.
IPOTESI MOVENTE ECONOMICO
Per quanto riguarda il movente, vengono battute più piste, anche se a questo punto quello economico potrebbe essere il più plausibile. Il particolare della casella postale dove far arrivare la documentazione bancaria intestata a Manesco a sua insaputa per una carta di credito è un elemento importante. “Anche se naturalmente non si tralascia nessun particolare. In fondo siamo solo all’inizio delle indagini”. Indagini che a partire da questo momento verranno svolte esclusivamente dagli organi inquirenti di Milano. Gli atti sono stati trasmessi stamattina (mercoledì 13 agosto) alla procura di Milano.