La versione del “terzo uomo” non convince. Indagine tra i taxisti milanesi

La versione della presenza del terzo uomo sul luogo del delitto, individuo di colore che avrebbe materialmente eseguito l’omicidio di Adriano Manesco strangolato con un filo di nylon e poi sgozzato con un coltello a serrmanico, non convince gli inquirenti della Squadra Mobile. Nessun elemento raccolto finora dagli investigatori, sia di Milano che di Piacenza, lascia pensare alla presenza di un altro uomo nell’appartamento milanese al quarto piano di via Settembrini dove sarebbe avvenuto il brutale assassinio. I due indagati – Paolo Grassi e Gianluca Civardi – hanno dichiarato di aver preso un taxi da Milano a Lodi e in quel frangente di essere stati seguiti dalla vettura dell’uomo di colore. Quest’ultimo sarebbe stato, secondo la versione di Civardi, l’uomo che li avrebbe indotti ad aiutarlo a nascondere i brandelli di corpo nel trolley e in alcuni sacchetti di plastica poi scaricati nel cassonetto a Lodi.

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E dunque per escludere l’ipotesi del terzo uomo si indaga anche nel giro dei taxisti milanesi alla ricerca di chi avrebbe accompagnato i due. Si tratterebbe di una donna. L’obiettivo è capire se la taxista abbia percepito o si sia accorta di qualcosa: magari qualche atteggiamento strano oppure se, quando li ha caricati, vi fosse un'altra persona a bordo di un'auto.

Intanto domani (martedì 12 agosto) davanti al giudice Elena Stoppini è in programma l’interrogatorio di garanzia dei due fermati assistiti dagli avvocati Alessandro Stampais (Paolo Grassi) e Andrea Bazzani (Gianluca Civardi). Mentre mercoledì potrebbe essere il giorno della conferenza stampa convocata dalla procura.

Nel frattempo in città non si parla d’altro. A colpire l’opinione pubblica sia l’efferatezza di un omicidio che non ha precedenti nel Piacentino per le modalità di esecuzione, sia il fatto che i due indagati erano molto conosciuti e avevano molti amici. Nel giro di amicizie, lo si può vedere anche da molti commenti che circolano su Facebook, serpeggia incredulità: non ci si capacità di come due giovani così, apparentemente senza grilli per la testa, avrebbero potuto ordire un piano del genere. Da quanto si apprende Grassi aveva avviato la pratica per ottenere il tfr dal suo impiego come portiere al collegio Sant’Isidoro (in questo momento era in ferie) e sembrava intenzionato a lasciare l’Italia, forse seguito dall’amico Gianluca, magari per raggiungere la Thailandia ed aprire un locale.