“Il killer ci ha costretti ad aiutarlo a nascondere il corpo, avevamo paura”

Omicidio aggravato, rapina e occultamento di cadavere. Sono queste le accuse rivolte a Paolo Grassi e Gianluca Civardi, i due piacentini rispettivamente di 30 e 31 anni, accusati dell’omicidio di Adriano Manesco, l’ex professore di 77 anni il cui corpo sezionato è stato rinvenuto all’interno di una valigia gettata poi in un cassonetto a Lodi. I due giovani si trovano al carcere delle Novate dove vengono sottoposti a interrogatorio in presenza dell’avvocato Alessandro Stampais e del pm Antonio Colonna che coordina le indagini. I due avrebbero confessato di essere stati presenti durante la morte di Manesco, ma negano di averlo ucciso materialmente. Su questo punto chiamano in causa una quarta persona presente quella sera, giovedì 7 agosto, nell’appartamento di via Settembrini a Milano: un individuo dalla carnagione scura giunto pochi minuti dopo l’arrivo dei due piacentini e che, secondo il loro racconto, avrebbe tentato di strangolare il 77enne con un filo di nylon per poi ucciderlo con un coltello. Subito dopo avrebbe obbligato Civardi e Grassi ad aiutarlo nel macabro processo di smembramento e occultamento del corpo. Corpo che sarebbe stato messo in una vasca da bagno e sezionato. Gli arti sarebbero stati poi messi in buste di plastica e il tutto riposto nel trolley. Il quarto uomo, che i due amici dicono di non aver mai visto prima, li avrebbe obbligati a sedersi sulla valigia per facilitare la chiusura della stessa. Poi, sempre su ordine di questo misterioso individuo, la coppia di piacentini avrebbe preso un taxi fino a Lodi per gettare la valigia in un cassonetto. “E’ stato lui a ordinarci di arrivare fino a Lodi e alla fine di aiutarlo a sollevare la valigia e buttarla” ha detto Civardi. Gli investigatori chiedono: ma perché avete obbedito? “Per paura, e forse per colpa di un the dopo il quale non capivamo più nulla”.

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“ABBIAMO BEVUTO UNO STRANO THE”

Questa mattina, lunedì 11 agosto, sarà effettuata l’autopsia sul corpo di Adriano Manesco. Una tappa importante in primis per definire la precisa causa del decesso, secondariamente perché potrebbero emergere dettagli importanti per ricostruire la sera dell’omicidio. Innanzitutto sarà interessante capire se nel sangue del professore ucciso ci siano tracce di sostanze stupefacenti. Stesso discorso per Civardi e Grassi i quali sostengono che quella sera Manesco avrebbe offerto loro un the: “Uno strano the, dopo il quale siamo diventati confusi e non abbiamo più capito nulla” aggiunge Civardi. Esami tossicologici potrebbero chiarire se effettivamente i due piacentini siano stati drogati.

 

LO SFONDO DELL’OMICIDIO A LUCI ROSSE E IL PRESUNTO RICATTO

Pare che Civardi e Grassi avessero trovato un sistema per dirottare denaro dal conto corrente della vittima a uno a loro riconducibile. Non è dunque da escludere l'ipotesi che l'ex docente fosse sottoposto a un ricatto: a favore di questa ipotesi pendono alcune carte di credito che sarebbero state caricate con denaro proveniente dal conto corrente di Manesco, carte che ora sono sottoposte alle analisi degli inquirenti piacentini guidati dal dirigente della squadra mobile Salvatore Blasco. Pare che il 77enne ospitasse spesso e volentieri giovani, soprattutto bisognosi di supporto economico, e potrebbe essere questo il sentiero che ha portato il professore a conoscere i due piacentini, una conoscenza stretta recentemente secondo gli investigatori. Ulteriore dettaglio, la notte in cui i due piacentini sono stati fermati dalla polizia, a bordo della loro auto sarebbero stati scoperti anche strumenti utilizzati per pratiche erotiche estreme, elemento che avvalora sempre di più la teoria dell'omicidio maturato in un contesto a luci rosse. Nonostante questi elementi invita alla prudenza l’avvocato Stampais secondo cui non ci sarebbero elementi sufficienti per parlare di un movente sessuale.