Nella notte tra giovedì e venerdì scorsi intere famiglie di lepri hanno banchettato nei campi di peperoni alla Veggioletta. La segnalazione è giunta a Confagricoltura Piacenza da parte dell’azienda associata dei fratelli Gandini che ha subito il danno su ben 25 degli ettari destinati a peperone. Confagricoltura Piacenza ha prontamente avviato le pratiche amministrative per far ottenere all’agricoltore l’esiguo risarcimento che la norma prevede, ma che è ben poca cosa in proporzione ai danni già subiti ed a quelli imminenti, dato che il banchetto notturno, con tutta probabilità, sarà purtroppo una delle tante scorribande poste in essere dai lagomorfi che popolano copiosamente, ormai, anche la zona periurbana. “Quello dei danni da fauna selvatica – commenta il presidente dell’associazione, Enrico Chiesa – è un problema sentito e diffuso non più solo in collina, ma anche in pianura, nelle zone relativamente antropizzate e da qualche anno sta assumendo dimensioni crescenti”. L’evento di cronaca, in particolare, riguarda una zona di ripopolamento e cattura, per cui le azioni di contenimento sono particolarmente limitate. Raccogliendo l’esasperazione frutto di questa situazione, Confagricoltura Piacenza chiede alle istituzioni urgenti azioni per risolvere questo drammatico problema e ricondurre la popolazione di selvatici entro limiti sostenibili dal territorio agricolo. Confagricoltura Piacenza da anni sottolinea la scarsa efficacia delle misure prese per contenere il proliferare di questi animali (censimenti, monitoraggi, caccia di selezione, rimborso danni, reti antintrusione).
“Torniamo a richiedere – sottolinea Enrico Chiesa – di aumentare il numero di capi da prelevare, ampliare ulteriormente il calendario venatorio e aumentare il numero delle giornate per i prelievi. Si deve lavorare prioritariamente sul contenimento della fonte di danno ed abbandonare la logica dell’indennizzo successivo e non sempre certo. Quando i danni si verificano, poi – conclude Chiesa – qualcuno deve pagare, non sono più accettabili offensive stime al ribasso che non includano, ad esempio, nella quantificazione del danno arrecato, il valore di trasformazione dei prodotti agricoli compromessi”.