Tutto è partito da un’indagine nel mondo dello spaccio e del consumo di droga a Rivergaro e in Valtrebbia. Da lì, grazie a un’intuizione investigativa, si è arrivati alla maxi-operazione che ha portato e sta portando in questi giorni a smascherare un giro di truffe alle assicurazioni che coinvolgerebbe avvocati, agenti di pratiche auto, medici legali, figuranti a vario titolo e forse anche assicuratori infedeli.
Oggi, quasi due settimane dopo il blitz che ha portato ai primi 17 arresti, la Procura ha convocato una conferenza stampa per inquadrare quella che Salvatore Cappelleri ha definito un’indagine senza precedenti: «Tutto ruotava attorno a un’agenzia di pratiche auto che di fatto fabbricava falsi incidenti» ha detto. Un’agenzia piacentina nata praticamente per questo scopo. Sono 35 i sinistri accertati dai carabinieri, in molti casi documentati con video e fotografie, il tutto corredato da intercettazioni. Il gioco era dei più classici: insegnare falsi incidenti per fare in modo che le assicurazioni pagassero e successivamente dividersi i vari rimborsi. «Determinante la figura e il ruolo dei due avvocati» ha precisato il procuratore Cappelleri riferendosi all’avvocato piacentino e al collega di Lodi colpiti dall’ordinanza di custodia cautelare eseguita in più fasi dai carabinieri.
Un’ordinanza – ed è qui l’altra novità di oggi – che riguarda 21 persone, 18 delle quali devono rispondere di associazione a delinquere finalizzata alle truffe ai danni delle assicurazioni. Ora si tratta di capire se anche qualche compagnia fosse in qualche modo coinvolta, e di elementi per spingere ad approfondimenti ci sono: «Alcuni risarcimenti non hanno davvero ragione di esistere» ha commentato il pm Emilio Pisante che ha coordinato l’indagine dei carabinieri, presenti oggi con il maggiore Fabio Longhi, comandante della Compagnia di Bobbio, e con il maresciallo Roberto Guasco, comandante della stazione di Rivergaro, oltre che con il maresciallo Giuseppe Di Nunno della sezione di polizia giudiziaria della Procura.
Ancora tutto in divenire, dunque. E su questo tasto ha insistito molto il procuratore dicendo chiaramente che gli attuali 70 indagati potrebbero diventare molti di più di nel giro di qualche tempo. Per ora la gran parte di chi ha ricevuto l’avviso di garanzia fa parte della categoria dei cosiddetti figuranti, ovvero di chi si prendeva la colpa dell’incidente e di chi si prestava a fare la parte della vittima con diritto, quindi, al rimborso assicurativo. Figuranti che a seconda dei ruoli venivano pagati circa mille euro e che venivano assoldati un po’ ovunque; perlopiù si trattava di «sbandati» o comunque persone con grande sete di denaro facile e subito.
Un giro di denaro notevole, pare, con rimborsi che in alcuni casi sono arrivati a 30mila euro e che nel corso degli anni (almeno quattro, secondo il pm Pisante) si sono ridotti per evitare di insospettire le assicurazioni. Comunque si parla di centinaia di migliaia di euro.
Incidenti inscenati ad hoc per arrivare ai rimborsi assicurativi che in alcuni casi arrivavano anche a cifre esorbitanti, come 10mila euro. Sono ben 21 le ordinanze di custodia cautelare in carcere (tre in più rispetto a quelle già note) e le denunce, al momento ferme a 70, potrebbero lievitare nelle prossime settimane e coinvolgere anche nomi importanti tra medici compiacenti e assicuratori infedeli. L’inchiesta dei carabinieri, coordinata dal piemme Emilio Pisante, si sta allargando a macchia d’olio, ha confermato il procuratore capo Salvatore Cappelleri in conferenza stampa. L’indagine dei militari dell’Arma di Rivergaro e di Bobbio era partita da un’attività tecnica di intercettazioni. In poco tempo gli investigatori hanno capito che si trovavano di fronte a una associazione assai organizzata. Tutto ruoterebbe intorno all’attività illegittima di un’agenzia che non si sarebbe mai occupata di incidenti reali, bensì di incidenti finti, accuratamente organizzati tanto che venivano inscenati in strada con la chiamata all’ambulanza. Per rendere più credibile le ferite alcuni degli indagati usavano anche la carta vetrata. Per Cappelleri “un’indagine che di queste dimensioni non ha pari in Italia”. Coinvolti anche due avvocati, uno del foro di Piacenza e uno di Lodi. A BREVE AGGIORNAMENTI