“Dei professionisti del crimine predatorio senza scrupoli”. Così, scandendo le parole, il procuratore capo Salvatore Cappelleri ha definito i tre albanesi arrestati nei giorni scorsi dai carabinieri: Basha Kristal e Elthon Memeci, 31 anni, entrambi residenti nel Piacentino, più il loro complice Martin Paluca, 40 anni. Sarebbero loro gli autori della efferata rapina messa a segno il 24 marzo scorso nell’abitazione di un’anziano ingegnere piacentino in via San Marco. Penetrarono nella casa al mattino calandosi dalle finestre, subito dopo aver atteso l’uscita del figlio. Una volta nell’abitazione immobilizzarono e minacciarono con un fucile l’uomo e la sua badante fuggendo dopo con un bottino di 10mila euro. Ma quello è stato solo uno degli episodi che gli inquirenti contestano ai due stranieri: nel curriculum sono finiti anche un furto e un tentato furto avvenuti all’inizio di aprile, oltre alla rapina in casa di un’anziana avvenuto poche settimane fa a Castelnuovo, nel comune di Borgonovo, dove avevano agito con un complice connazionale. Grazie a questi arresti, i militari dell’Arma sono riusciti a sventare un altro clamoroso colpo che stavano progettando ai danni di un facoltoso professionista piacentino. Stando alle indagini, fatte con ogni metodo disponibile (dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali all’installazioni di gps), i carabinieri hanno appurato che i banditi volevano sequestrare il professionista direttamente al lavoro.
Criminali professionisti, dunque, “che prendevano di mira soprattutto anziani o comunque soggetti deboli” ha detto il sostituto procuratore Antonio Colonna che ha coordinato le indagini. Addirittura è emerso dalle intercettazioni che li sbeffeggiavano ed erano disposti davvero a tutto. Prendevano di mira le vittime dopo aver carpito le informazioni sulle loro abitudine di vita, effettuavano sopralluoghi minuziosi e poi entravano in azione.
Ora i tre pluripregiudicati, che erano già stati assicurati alla giustizia all’indomani del colpo di Castelnuovo, si trovano alle Novate. Sono accusati di rapina aggravata, furto, tentato furto e ricettazione. Nelle loro abitazioni gli inquirenti hanno trovato tantissimi beni, alcuni riconducibili a furti e rapine scoperte, altri ancora sicuramente provento di furto ma la cui provenienza resta ancora ignota. La cosa certa è che sicuramente avevano colpito in altri luoghi, in città e in provincia.
La procura si è congratulata con i carabinieri, con il maggiore Michele Mancini e il capitano Filippo Lo Franco, per il grande risultato investigativo. “Queste persone non commettevano furti banali – hanno spiegato Cappelleri e Colonna – le loro azioni fruttavano bottini importanti. La cosa inquietante è che agivano senza alcuni scrupoli. Sappiamo quanto furti e rapine rappresentino un fenomeno rilevante. Per questo i nostri sforzi investigativi continueranno con grande impegno anche su questo fronte”.
Gli inquirenti hanno anche diffuso le fotografie degli arrestati proprio nella speranza che qualcuno li possa riconoscere così da attribuire loro la paternità di altri colpi ancora senza responsabili.