Stalking, cassiera perseguitata: “Terrorizzata per mesi. Non vivevo più”

Seguita nel parcheggio del supermercato: “E se adesso tirassi fuori un coltello…”. Appostamenti di fronte alle casse dove lavorava: “Se vuoi puoi anche denunciarmi, poi piangerai”. E poi battute pesanti, gesti volgari. E’ durato mesi e mesi il calvario di una cassiera di un supermercato piacentina di 40 anni, costretta a subire le morbose attenzioni di un 29enne siciliano a processo per stalking (difeso dall’avvocato Sara Stragliati). Mesi in cui l’imputato, che si era invaghito di lei in modo ossessivo (“cercava di impormi ad uscire con lui sostenendo che era un maschio siciliano, un vero uomo”), la tampinava costantemente dentro il negozio. Conosceva i suoi turni ed entrava e usciva dal supermercato comprando continuamente lattine di birra. Pur di vederla e di attirare la sua attenzione.

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 “A un certo punto non vivevo più – ha raccontato la donna al giudice Italo Ghitti – era come sopravvivere, vomitavo prima di andare a lavorare, al solo pensiero di vederlo. Ero assente, avevo il terrore di trovarmelo di fronte ovunque, anche all’uscita dal lavoro o tornando a casa. Temevo spuntasse dalla scale. Sono stata costretta a farmi curare e a prendere degli ansiolitici”. Una testimonianza a tratti drammatica, quella della cassiera, vissuta in particolare tra il 2009 e il 2011, ma iniziata ancor prima (sono in corso anche altri processi sempre a carico del 29enne). La cassiera ha spiegato di aver sempre respinto le sue avances. Ha poi confessato di essere stata costretta a denunciarlo per almeno dieci volte a polizia e carabinieri. “Ero terrorizzata. Tutte le volte che compariva, iniziavo a tremare, andavo nel panico. Tutte le mie colleghe al supermercato sapevano e cercavano in qualche modo di proteggermi, ma lui spuntava ovunque. Veniva anche 4/5 volte al giorno e si piazzava davanti alle casse o fuori. Una volta persino a casa dei miei”. La vittima, difesa dall’avvocato Carlo Alberto Caruso, ha raccontato anche di diversi episodi in cui le fu danneggiata l’auto. “Sono stata costretta tante volte ad andare a lavorare a piedi” ha aggiunto. Il giudice ha chiesto che vengano acquisite tutte le denunce fatte dalla donna e ha poi rinviato il processo a ottobre.