La Cgil di Piacenza, dopo un periodo di silenzio, torna ad esprimersi sulla vicenda Ikea. E lo ha fatto con una lunga analisi, firmata dal segretario generale della Camera del lavoro, Gianluca Zilocchi e dal segretario della Filt-Cgil, Enrico Chiesa. Nello studio, che prende in esame sia la logistica in generale che il caso specifico del magazzino di Le Mose, non mancano le critiche a quelle cooperative che non consentono il "diritto al lavoro e ad una equa retribuzione, che presentano infiltrazioni illegali nella logistica per arrivare ad un sistema degno". Ma è presente anche una stigmatizzazione sull'utilizzo dello strumento dello sciopero (chiaro il riferimento al sindacato Si Cobas, ndr) quando non permette la "libera circolazione delle persone sul luogo di lavoro". A conclusione, la Cgil, si è auspicata il ritorno al dialogo tra le partiti attraverso un tavolo istituzionale.
L'ANALISI DELLA CGIL DI PIACENZA SULLA LOGISTICA E LA VICENDA IKEA
La vicenda che si sta svolgendo in questi giorni nel polo logistico de Le Mose di Piacenza per poter essere compresa sino in fondo deve essere analizzata da diversi punti di vista, avendo delle implicazioni che vanno approfondite in modo serio e consapevole da parte di tutti i protagonisti coinvolti.
Le questioni che si intrecciano sono tante, in particolare proviamo ad analizzarne quattro: il diritto al lavoro e a una equa retribuzione, il diritto allo sciopero, le infiltrazioni illegali nel settore, il diritto a un sistema logistico degno di un paese europeo.
Partiamo dalla prima (diritto al lavoro ed equa retribuzione). "Il lavoro decide il futuro" è stato al centro del nostro ultimo Congresso confederale; inoltre, come CGIL, abbiamo elaborato un documento corposo come è il Piano del Lavoro: una declinazione in modo mirato delle azioni necessarie a garantire in tutto il territorio del paese il raggiungimento di un'opportunità di lavoro.
Nel settore della Logistica in Emilia Romagna la concorrenza da tempo si svolge sempre più spesso a discapito dei diritti dei lavoratori attraverso la riduzione illecita del costo del lavoro, l'evasione e l'elusione fiscale e contributiva. Quindi un lavoro povero, precario, senza diritti.
Per poter contrastare questa deriva è necessario partire dal ruolo che deve svolgere il contratto nazionale di categoria. Nel caso Ikea, le tre Centrali Cooperative non hanno ancora sottoscritto il CCNL merci e logistica in vigore dall'1 agosto 2013. La stessa Cooperativa che ha in appalto i lavori presso Ikea è associata ad una delle tre Centrali Cooperative che non vogliono sottoscrivere questo CCNL.
Come CGIL affermiamo con ragionevole certezza che se si portasse a termine la trattativa aperta da qualche mese con le categorie territoriali confederali, sottoscrivendo l'accordo che contempla l'applicazione integrale del CCNL 1.08.13 senza alcun vincolo a criteri di produttività, tutto questo porterebbe a migliorare le condizioni dei lavoratori del sito e a migliorare il clima all'interno dello stabilimento.
Contestualmente si può affermare, vista l'esperienza ormai trentennale dei codici di autoregolamentazione adottati dai sindacati confederali sulla fruizione del diritto di sciopero, che l'uso dello strumento (sciopero) deve essere quanto stabilito dall'articolato costituzionale che afferma che bisogna contemperare il diritto del singolo lavoratore di fruire di uno sciopero collettivo a quello della libera circolazione di persone e cose.
Come CGIL ci siamo sempre mossi su questo crinale che pensiamo sia l'unica via percorribile. Nel caso in specie noi non siamo assolutamente d'accordo con chi pratica azioni che impediscono ad altri il libero accesso al posto di lavoro e coerentemente non siamo d'accordo con chi pensa che mettere i lavoratori gli uni contro gli altri sia la strada giusta da percorrere.
Terzo aspetto. In Regione da recenti dati risulta che vi siano un terzo di imprese dormienti che vengono attivate al momento del cambio d'appalto, la preoccupante presenza massiccia di cooperative spurie, il rischio diffuso di sub-appalti fittizi e irregolari con effetti immediati sulle buste paga proprio dei lavoratori. Questo sistema è attivato da soggetti esterni al mondo della cooperazione genuina.
Quarto aspetto. L'assenza di un sistema a rete integrato pone gravi deficit competitivi del nostro paese. La rete logistica si evolve rispondendo alle immediate contingenze del mercato senza tenere conto dello sviluppo locale e delle priorità infrastrutturali dei singoli territori. Le necessarie segmentazioni del processo di distribuzione porta a un aumento dei passaggi fra diversi imprese all'interno della stessa filiera di prodotto. Questo produce le peggiori forme di sfruttamento dei soci-lavoratori nelle realtà cooperative fasulle. Questo ha portato nella nostra regione a far approvare per esempio una legge regionale che individua le caratteristiche necessarie per poter inserire le imprese nelle cosiddette white list e rafforzare la responsabilità solidale da parte delle imprese appaltanti. Insieme a questo è necessario produrre un processo di programmazione e governo da parte delle istituzioni locali sugli insediamenti che si sono radicati e si stanno radicando nei diversi territori. In particolare la presenza di quattro realtà forti nella provincia di Piacenza quali Le Mose, Castel San Giovanni, Monticelli, Pontenure, deve portare a una riflessione complessiva su come creare rete e sinergie tra questi insediamenti. La logistica non può essere solamente una teoria di capannoni che non hanno un legame con le realtà nella quale si insediano sia dal punto di vista degli aspetti produttivi ma anche relazionali in tutte le sue sfaccettature.
Occorre quindi ripartire dal lavoro svolto in questi anni nel territorio portando a compimento quanto previsto dal Protocollo su legalità e sicurezza all'interno della logistica a proposito dell'individuazione delle buone prassi, ed insistendo e promuovendo ulteriormente presso le committenze le tariffe di legalità concordate presso la Direzione Territoriale del Lavoro, per garantire l'applicazione integrale dei CCNL.
In conclusione noi pensiamo che per poter effettivamente uscire dal quadro di difficoltà in cui versa la vicenda Ikea è necessario attivare un vero tavolo di trattava coordinato dalle istituzioni locali nel quale tutti i soggetti coinvolti (Ikea, San Martino, Sindacati Confederali) facciano due passi in avanti perché si trovi una soluzione a questo tema, che ridia dignità conciliando al meglio la tutela collettiva con quella individuale attraverso la piena ed univoca applicazione del CCNL, salvaguardando la qualità e la quantità dei servizi, dei diritti costituzionali e produca uno sforzo collettivo contro l'illegalità.
Noi come CGIL e FILT di Piacenza siamo pronti. Aspettiamo fiduciosi tutti quelli che ci vogliono provare insieme a noi.