Poliziotti condannati, Anastasio denuncia il dirigente Vernelli: «Ha mentito»

La vicenda dei poliziotti della Narcotici di Piacenza arrestati lo scorso anno e di recente condannati a pene tanto severe da sollevare un acceso dibattito in città sulla proporzione di certe condanne rispetto ad altre, riserva altre sorprese. L’ispettore capo Claudio Anastasio, e cioè quello tra i poliziotti che ha aver subìto la condanna più pesante (20 anni di reclusione inflitti il 27 marzo dal collegio presieduto dal giudice Italo Ghitti), ha sporto denuncia nei confronti del commissario Stefano Vernelli, attuale capo di Gabinetto della Questura e, all’epoca dei fatti relativi al processo, capo della Squadra mobile piacentina di cui fa parte la Sezione narcotici. In altre parole, Vernelli era il diretto superiore di Anastasio quando sono avvenuti gli episodi poi divenuti capi di imputazione per i sei agenti finiti in manette nell’ambito della famosa inchiesta coordinata dal pm Michela Versini e condotta sul campo dai carabinieri del Nucleo investigativo. Claudio Anastasio, per tramite del suo legale Pietro Porciani del Foro di Milano, accusa il funzionario di polizia Vernelli di aver detto il falso mentre era sotto giuramento. Morale, falsa testimonianza. E chiede alla Procura della Repubblica che si proceda nei suoi confronti.

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«Nel corso del processo pubblico – spiega il legale, da noi contatto – ho fatto alcune domande al dottor Vernelli, chiamato come testimone, su circostanze precise. Gli ho chiesto se conoscesse uno straniero coinvolto in un’attività che stava gestendo Paolo Bozzini (un altro dei poliziotti imputati, ndr) e ha negato; gli ho poi chiesto se lui stesso fosse mai stato sentito come persona informata sui fatti dagli inquirenti, e il dottor Vernelli ha negato. Nell’udienza successiva ho portato le prove che il testimone aveva detto il falso sotto giuramento e mi aspettavo che la Corte rimandasse gli atti alla Procura affinché svolgesse opportuni accertamenti. Così non è avvenuto, con mio grande stupore».

E ha aggiunto, in merito alle occasioni di stupore legate al processo in questione, che quella del mancato invio degli atti alla Procura non è stata certo l’unica; la più clamorosa è stata la condanna a vent’anni per Claudio Anastasio, «un uomo che ha sempre agito a fin di bene – ribadisce l’avvocato Porciani – e che, benché possa aver agito con leggerenza in alcune circostanze, non ha mai guadagnato nulla da tutta questa vicenda. Si è solo comportato fidandosi di certi colleghi così come vedeva fare da parte dei suoi superiori. Anastasio ha speso una vita ad arrestare spacciatori, e cioè dispensatori di morte».

Ora dunque l’esposto-denuncia contro il suo ex dirigente per falsa testimonianza. La palla, a questo punto, passa alla procura che a breve dovrà decidere se e come muoversi. Da segnalare che durante il processo l’avvocato Porciani aveva chiesto un confronto in aula tra il suo assistito, il collega coimputato Paolo Bozzini e il dottor Stefano Vernelli ma i giudici avevano ritenuto non indispensabile tale ulteriore approfondimento in sede dibattimentale e avevano rigettato la richiesta.