L’inchiesta sulle tangenti per Expo 2015 evidenzia ancora una volta le degenerazioni di un sistema trasversale di potere che pensa ad arricchirsi alle spalle della collettività. Un sistema che Italia dei Valori ha sempre denunciato con determinazione e coerenza, pagando un caro prezzo per aver condotto coraggiose battaglie a difesa della legalità.
Lo stesso impegno con cui, all’inizio in solitudine, abbiamo portato avanti la vittoriosa campagna referendaria per dire no al nucleare e sì alle energie pulite.
Non immaginavamo allora che ai rischi legati agli “affari” sul nucleare potessero subentrare rischi sulla gestione degli appalti relativi al decommissioning degli impianti nucleari e in particolare di quello di Caorso, finito al centro dell’indagine milanese, a quanto si apprende dalla stampa, con il coinvolgimento del sindaco di Caorso, ancorché non indagato.
La circostanza è inquietante, perché si è appreso nel contempo di perquisizioni legate all’indagine svolte nel Piacentino e di un esposto presentato indipendentemente alla Procura della Repubblica da parte dell’amministratore delegato di Sogin, quel Riccardo Casale che la “cupola” finita agli arresti avrebbe inteso boicottare contando – a quanto si legge nelle intercettazioni – sulla collaborazione del sindaco.
Forse non basta affermare – come fa il sindaco – di non aver commesso irregolarità e non aver beneficiato di favori. Quando si parla di nucleare non è in gioco solo la correttezza dei comportamenti ma anche la sicurezza dei cittadini.
Ricordo bene quando su Libertà del 13 novembre 2012 il sindaco Callori rispondeva a una mia richiesta di chiarimenti sui fusti radioattivi danneggiati invocando a garanzia la convocazione di un "Tavolo della Trasparenza". Lo chieda anche oggi per chiarire fino in fondo ciò che emerge dalle indagini.
Forse però a quel sistema trasversale di potere, alle soglie di un importante turno elettorale, non interessa che si faccia chiarezza.