Ancora blocchi all'Ikea e ancora tensione tra manifestanti questa mattina, giovedì 8 maggio. Verso le 9 alcuni facchini, probabilmente iscritti al Si Cobas, hanno tentato di bloccare l'uscita dei camion al blocco 2 (fermo da ieri) e sono stati allontanati dalla polizia. Altri due agenti sono rimasti feriti. Nel frattempo in questura si stanno valutando i profili delle persone che ieri hanno partecipato ai disordini. Gli accertamenti sono in corso e le indagini da parte della Digos sono finalizzate a identificare i responsabili di violenza privata, manifestazione non autorizzata e inottemperanza dell'ordine di sciogliersi, queste le accuse. Dalla questura, hanno fatto sapere, che tutti i soggetti che hanno partecipato alle proteste sono denunciabili. Con un aggravante per coloro che venivano da fuori provincia (per esempio gli appartenenti ai centri sociali o ad altri stabilimenti, ndr). Per loro, una volta identificati, verrà applicata la misura di prevenzione con divieto di ritorno nella nostra città. La durata, in questo caso, è modulata a seconda del comportamento tenuto durante la manifestazione.
Ikea, domenica Si Cobas e facchini in corteo per le vie del centro storico
Sindacato Si Cobas e facchini dell’Ikea in corteo. La protesta dei lavoratori dello stabilimento di Le Mose si sposta tra le vie del centro cittadino dove domenica prossima, 11 maggio, si terrà una manifestazione alla quale parteciperanno con tutta probabilità anche lavoratori di altre città e movimenti di sinistra antagonista come quelli che anche ieri hanno sostenuto il sit-in culminato con scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. Nell’annunciare la manifestazione i Si Cobas attaccano l’operato delle altre sigle sindacali: Cgil, Cisl e Uil.
IL COMUNICATO DEL SINDACATO SI COBAS
In molti, a Piacenza, hanno preso posizione sui fatti del 7 maggio all’Ikea. Tranne poche eccezioni, c’è stato un coro unanime che, con sfumature differenti, si dice preoccupato della situazione e bolla, sostanzialmente, i lavoratori in lotta e chi li sostiene come un problema di ordine pubblico facendo passare IKEA e la Coop. San Martino come vittime di una minoranza di facinorosi che non avrebbero motivi validi di protestare. C’è addirittura chi, in modo squallido e vergognoso, come Marco Colosimo, Consigliere Comunale Piacenza Viva, figlio di Antonio Colosimo della segreteria territoriale FIT-CISL, definisce i “pseudo sindacalisti” del SI.COBAS degli “opportunisti accompagnati dai centri sociali di stampo comunista che approfittano dell'ignoranza economica e sociale di soggetti che lavorano all'interno di Ikea tramite la Cooperativa San Martino”. Parlare di persone a lui sconosciute e della loro “ignoranza economica e sociale”, parlare di solidali “di stampo comunista” che appoggiano la lotta dei lavoratori andando incontro a manganellate e denunce, esprime ovviamente un giudizio politico-razzista che si commenta da solo.
In un nostro comunicato stampa del 25/11/2013 denunciavamo che Colosimo padre, sig. Antonio, aveva recentemente tirato un bel bidone ai lavoratori ex Euroservizi, cooperativa precedentemente operante in IKEA ed ora in stato di liquidazione (altro bidone). Il “nostro” indomito sindacalista che insieme a Massimiliano Borotti della UIL Trasporti oggi firma una “comunicazione urgente” che condanna la lotta «ad opera dei "soliti noti" che ben poco hanno a che fare con la normale pratica sindacale» mantenne, allora, il silenzio stampa rispetto alle nostre contestazioni circa i truffaldini verbali di Conciliazione in sede sindacale che confezionò per i lavoratori nel loro passaggio alla neonata “Società Cooperativa NT Service”.
In questi verbali il socio-lavoratore, infatti, accettava espressamente che la “Società Cooperativa NT Service sia liberata dalla responsabilità solidale per il credito per retribuzioni maturate e non pagate, per TFR e per il Fondo il Fondo di Previdenza integrativa, nonché per tutti i ratei di tredicesima e quattordicesima mensilità, ferie, permessi e per ogni altro credito maturato alla data del 31 ottobre 2013. Il socio lavoratore rinuncia pertanto alla solidarietà di NT Service ex art. 2112 c.c. pere dette ragioni di credito e relativamente ad ogni altra pretesa, diritto, domanda ed azione che sia dipendente, collegata o conseguente al rapporto di lavoro intercorso con Società Cooperativa Euroservizi”. Vediamo se questa volta il sig. Colosimo si degnerà di far chiarezza su questo fulgido esempio di “normale pratica sindacale” e se il sig. Antonio, politico di successo, a qualcosa da dire in merito.
La Filt CGIL, invece, con un comunicato del segretario generale di Piacenza Claudio Chiesa, parla di tornare allo pseudo tavolo con le altre confederazioni per la vertenza IKEA per discutere gli aspetti contrattuali migliorativi per tutti. Un bel tavolo tra amici, alle spalle dei lavoratori, per giocare ad una rappresentanza che non hanno, bypassando le assemblee nel Deposito per il semplice fatto che quando hanno provato a farle sono andate deserte. Il comune, dal canto suo, si affida alle “tesi migliorative” della San Martino circa l’applicazione del CCNL e chiede pertanto che si metta fine immediatamente al blocco dell'impianto. L’idea dei lavoratori masochisti che mettono a repentaglio la loro occupazione perché fuori di testa ovviamente non sta in piedi e non la condividiamo. Essendo la maggior parte dei lavoratori in questione immigrati (e non ignoranti) sono in Italia proprio per lavorare. Il problema di “ordine pubblico” non sono i lavoratori ma chi li sfrutta e li vuole sottomessi e siamo pronti, visto anche le denunce per diffamazione, a qualsiasi confronto pubblico su quanto abbiamo affermato ed affermeremo. Intanto, il presidio permanente dei lavoratori davanti al Deposito Ikea, ringraziando tutti gli operai delle altre aziende e i solidali che ci stanno sostenendo, ha deciso che domenica 11 maggio porterà le sue istanze nella città, attraversandola con una manifestazione nel pomeriggio e chiamando alla partecipazione tutti coloro che ci sostengono a Piacenza e nel paese. Da lì lanceremo una campagna di lotta da sviluppare nel proseguo di questa battaglia. Ci vogliono ridurre a problema di ordine pubblico, faremo capire che il vero problema è un sistema economico-politico sordo alle istanze dei lavoratori, che li vuole ridotti ad una condizione subalterna, senza giusti salari e soprattutto ridotti al silenzio. Ci stanno provando. Lo impediremo!
LA RISPOSTA DEL SEGRETARIO PROVINCIALE DELLA UIL MASSIMILIANO BOROTTI
“Leggo le farneticanti argomentazioni del Sicobas (che come al solito, a differenza di altri, omette di scrivere il nome o i nomi dell'estensore) al ns comunicato. In primo luogo occorre osservare che si evita di rispondere alla sospetta casualità temporale elettorale della protesta come anche per la loro contrarietà all'applicazione di un dispositivo del medico competente dopo accertamento sanitario ad un carrellista come previsto dalle Leggi sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Applicazione mitigata dall'assegnazione del lavoratore in via temporanea, anzichè sospenderlo, ad altra mansione. Da ultimo vorrei far notare che gli ex soci Euroservizi se non avranno riconosciuto quanto previsto nel verbale di conciliazione sottoscritto individualmente possono riprendere l'azione vertenziale per responsabilità solidale verso la cooperativa Euroservizi che verso il committente con cui la coop aveva il contratto d'appalto. La clausola liberatoria ha valore solo nel caso di rispetto delle obbligazioni contenute nel verbale di conciliazione. Tanto era dovuto per chiarezza, così come per chiarezza firmo anche questo comunicato”.
IL COMUNICATO DI PREOCCUPAZIONE DA PARTE DEL PD DI PIACENZA
"Le modalità dell'azione di protesta messa in atto in questi giorni intorno allo stabilimento Ikea sono inaccettabili e ci preoccupano notevolmente". È ferma la condanna del Partito Democratico di Piacenza nei confronti dei gravi fatti di questi giorni a Le Mose culminati con gli scontri con la polizia.
"Il PD condivide la richiesta dell’amministrazione comunale di porre fine immediatamente ai blocchi dell’impianto. Queste improvvide strategie non solo limitano il diritto al lavoro di chi non intende aderire alla protesta, ma generano un danno inaccettabile all'azienda rischiando di metterne in pericolo, in prospettiva, addirittura la permanenza nella nostra città". "Il PD non può accettare che vengano stravolte le regole di un legittimo confronto sindacale, adottando metodi violenti antidemocratici, in cui è fortissimo il sospetto che una sigla sindacale (i SI Cobas) strumentalizzi i lavoratori soltanto per acquisire visibilità; le sedi del confronto sono quelle del dialogo tra le parti, che può riprendere solo dopo la fine dei blocchi; Inoltre il Pd non può accettare che rappresentanti delle istituzioni appoggino azioni violente di blocco dell’attività del magazzino e di limitazione dei diritti dei lavoratori che non aderiscono alla protesta”.
LA RABBIA DEI LAVORATORI CHE NON ADERISCONO ALLA MANIFESTAZIONE
Se da un lato non si placa la rabbia dei 32 lavoratori sospesi che protesta per il loro reintegro con il sostegno dei centri sociali e di rifondazione comunista, cresce la rabbia dei 160 dipendenti che invece vogliono andare a lavorare e non possono a causa dei blocchi. "Fatto salvo il diritto di chiunque di manifestare – dice Paolo Rebecchi, vicedirettore della Cooperativa San Martino – E' assolutamente inaccettabile che si impedisca fisicamente di entrare sul posto di lavoro a chi non intende aderire alla protesta. E' una forma di violenza che non ha ragione di esistere. Fatto sta che ora, con la sospensione dell'attività dello stabilimento, tutti si trovano a casa e temono anche per il posto di lavoro. L'amarezza dei nostri colleghi lavoratori sta crescendo ogni giorno".
Un carrellista di origine nordafricana, socio lavoratore della cooperativa, rincara la dose ed entra nel merito di ciò che a quanto pare ha scatenato tutto questo putiferio: "Qui siamo di fronte a una protesta del genere – dice – perché un carrellista si è rifiutato di sottoporsi alla visita medica e per questo motivo è stato giudicato inidoneo all'utilizzo del carrello, come prevedono i regolamenti, e spostato a fare il facchino. Per questo motivo una trentina di persone hanno bloccato un reparto e sono stati sospesi. E ora noi ci troviamo in questa situazione per una cosa del genere. E' assurdo. Io è da anni che lavoro per la cooperativa: quando avevo bisogno di qualcosa mi sono sempre seduto a un tavolo, ne ho parlato e mi sono sempre stati riconosciuti i miei diritti. Se qualcuno decide di non sottoporsi alla visita medica avrà avuto le sue ragioni ma ora però se ne assume la responsabilità. Non ci possiamo di certo andare di mezzo noi".
Un altro carrellista, che ha preferito rimanere anonimo, ha fatto riferimento alle minacce e agli insulti ricevuti dai manifestanti: "Ve la faremo pagare – ci hanno detto – Noi staremo qui fino alla morte".