Caos Ikea, la coop San Martino denuncia il Sì Cobas e diffida Pallavicini

Si fa sempre più grave la situazione allo stabilimento Ikea di Piacenza dopo la decisione della multinazionale svedese di chiudere i cancelli anche giovedì a seguito dei tafferugli di mercoledì mattina. Una decisione che preoccupa notevolmente i sindacati e le istituzioni; i danni economici sono chiari. Come lo sono altrettanto i rischi che ora Ikea possa decidere di migrare da Piacenza, come già aveva ventilato in passato se la situazione non fosse migliorata. E che il clima sia incandescente lo dimostra anche la querela per ingiurie, depositata questa mattina ai carabinieri dalla coop San Martino, nei confronti di Edoardo Pietrantoni, responsabile regionale del Sì Cobas che ha firmato il comunicato diffuso dal sindacato nei giorni scorsi in cui prende di mira la cooperativa con toni piuttosto duri. Non solo: la sfera è inevitabilmente anche politica. Risulta infatti che sempre la coop San Martino abbia fatto partire dai suoi legali una formale diffida nei confronti del consigliere di Rifondazione comunista Carlo Pallavicini che in questi giorni sta demonizzando l’atteggiamento della coop.

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Nel frattempo interviene sulla questione il segretario nazionale del Prc Paolo Ferrero che ha diramato questa dichiarazione: «Questa mattina le forze dell’ordine sono intervenute a suon di manganellate e lacrimogeni per interrompere il blocco – a cui ha aderito la maggioranza dei lavoratori – dei cancelli dello stabilimento dell’Ikea di Piacenza. Ancora una volta la risposta per chi lotta è il manganello. I blocchi dei cancelli sono partiti ieri dopo la sospensione di 33 lavoratori dipendenti della Cooperativa San Martino, che ha in appalto gran parte del personale operante all’interno dell’Ikea. Chiediamo il reintegro dei lavoratori sospesi e l’avvio immediato di un confronto tra le parti al fine di migliorare le condizioni di lavoro interne ad Ikea, così come richiesto dai lavoratori in lotta».     

ECCO LA NOTA DEI SINDACATI TRASPORTI CISL E UIL

Con la presente, le scriventi OO.SS. di Categoria vogliono esprimere la preoccupazione per i recenti fatti che interessano ancora una volta lo stabilimento IKEA di Piacenza ad opera dei “soliti noti” che ben poco hanno a che fare con la normale pratica sindacale.

Sorvoliamo sul fatto che tutto ciò accada, come in precedenza, all’approssimarsi di una scadenza elettorale, ma ci lasci almeno il dubbio.

Tuttavia, restando al merito, riteniamo sconcertante che si protesti contro l’applicazione di norme quali quelle sulla Sicurezza nei luoghi di lavoro, che per ottenerle il Mondo del Lavoro ha lottato a lungo e dolorosamente.

Ma in particolare, ci preme dichiararci enormemente preoccupati per la decisione di IKEA di sospendere le attività nel deposito 2.

Pur comprendendone le ragioni legate alla sicurezza dei Lavoratori, evidenziamo i possibili effetti futuri nel protrarsi delle proteste ingiustificate, sia per la perdita economica dei salari ma soprattutto sulla permenenza delle attività di logistica nel nostro territorio.

È del tutto evidente che una tale situazione, nella peggiore delle ipotesi, potrebbe indurre la società a guardare altrove per i propri investimenti, aprendo una voragine, in virtù dell’importanza del nome dell’Azienda, su altri soggetti imprenditoriali presenti o in procinto di scegliere Piacenza come ubicazione. Riteniamo ad ogni buon conto richiedere alle SS.VV. richiedere un incontro per esaminare gli aspetti soprarichiamati ed il proseguo della vicenda.      

IL COMUNICATO STAMPA DELLA FILT CGIL

“Ci sono quattro elementi da considerare in questa vicenda. C’è un patrimonio importante per il nostro tessuto occupazionale che appare a rischio, c’è un tema che riguarda la sicurezza interna allo stabilimento Ikea e uno che riguarda la sicurezza fuori da Ikea. E c’è chi getta benzina sul fuoco in un momento in cui si stavano tenendo rapporti industriali per i quali era in corso una trattativa per condizioni contrattuali migliorative, con premi, per tutti”.

E’ questo il commento di Claudio Chiesa, segretario Cgil della categoria dei trasporti, che ha seguito gli avvenimenti delle ultime ore di fronte al deposito Ikea e che è intervenuto in serata.

“La violenza è sempre da condannare, noi siamo contro ogni genere di violenza” premette Chiesa prima di motivare la sua analisi: “Tutto è nato dalla rimozione d’incarico di un lavoratore che non aveva i requisiti di sicurezza per svolgere una determinata mansione, il carrellista, da qui è partito il putiferio a cui abbiamo assistito in queste ore. Da un lato c’è il diritto di sciopero, dall’altro il diritto dei lavoratori che volevano entrare a lavorare e che invece sono stati costretti a restare fuori dai cancelli. Il clima di minacce intimidazione non è di lotta, ma un clima miope. La situazione oggi è preoccupante, con Ikea che ha deciso la sospensione delle attività sia per i dipendenti diretti che indiretti per domani, 8 maggio. La Cgil insieme alle altre confederazioni era al tavolo nei giorni scorsi per discutere di aspetti contrattuali migliorativi per tutti. E lì a quel punto dobbiamo tornare, e non ci torneremo di certo così”. 

SUL CASO IKEA INTERVIENE ANCHE IL COMUNE DI PIACENZA

Sulla vicenda Ikea e sui blocchi attuati da alcuni manifestanti agli ingressi dello stabilimento piacentino della multinazionale svedese, il sindaco Paolo Dosi e l’assessore allo Sviluppo economico Francesco Timpano dichiarano quanto segue: “Lo stabilimento Ikea di Piacenza stamattina è stato di nuovo bloccato con un’azione di protesta da parte di un gruppo di lavoratori. La protesta fa seguito ad un provvedimento di sospensione che la cooperativa San Martino ha preso a seguito di un recente episodio di blocco dell’impianto. L’azione di protesta è stata promossa anche dai Si Cobas, che si erano già resi protagonisti di azioni simili nei mesi passati.
Infatti, già lo scorso anno l’Amministrazione comunale si era adoperata per ricomporre il conflitto favorendo il raggiungimento di un accordo tra cooperativa e soci lavoratori mirato a riportare serenità operativa all’impianto dove, come provato dagli organi competenti – specificamente, la Direzione del lavoro – non sono state rilevate violazioni di norme a tutela dei lavoratori. Dove, al contrario, come è stato dimostrato recentemente, sono invece praticate condizioni contrattuali migliorative ai lavoratori rispetto ai contratti nazionali. L’Amministrazione comunale chiede pertanto che si metta fine immediatamente al blocco dell’impianto.
L’interruzione dell’attività produttiva è inaccettabile perché limita il diritto al lavoro dei tanti lavoratori occupati presso lo stabilimento Ikea (diretti e indiretti) che non intendono aderire alla protesta. Inoltre, l’interruzione dell’attività produttiva genera un danno inaccettabile all’azienda che può metterne in pericolo la redditività.
La protesta contro i provvedimenti di sospensione è ovviamente legittima, ma esistono tutti gli strumenti per esprimerla nelle dovute sedi istituzionali e con modalità che non danneggino i lavoratori, l’azienda e tutto il sistema territoriale piacentino con un danno di immagine per il polo logistico che non è ulteriormente sostenibile, contrariamente a ciò che sta succedendo in queste ore. L’Amministrazione comunale è determinata nello scongiurare qualsiasi situazione che possa provocare danno all’occupazione ed alle imprese del nostro territorio”.