Si è tenuto al centro Caritas "Il Samaritano" il primo convengo delle 66 Opere di Carità della diocesi di Piacenza-Bobbio, da un anno costituitesi in Consulta. Alla presenza del vescovo, monsignor Gianni Ambrosio, della dottoressa Maria Concetta Bottazzi e del presidente della Provincia di Piacenza, Massimo Trespidi, s'è parlato del lavoro di rete avviato dal coordinamento della Opere socio assistenziali, un lavoro che, in un momento di crisi come quello che sta attraversando il nostro Paese, diventa fondamentale, come ha spiegato il vicedirettore della Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti. "In questo momento – ha detto – è importantissimo mettersi insieme, programmare insieme e leggere il bisogno insieme. La vera rete è quella che unisce tutti i soggetti, con la loro creatività e la loro specificità, compresi le persone che hanno bisogno e le loro famiglie. Solo così si può sperare di fare un intervento che abbia successo, vale a dire aiutare la persona e la famiglia a uscire dallo stato di bisogno, di non avere più necessità di qualcuno che lo sostenga. Il nostro lavoro, ma anche quello della Caritas e di tutte le realtà, compreso l'ente pubblico, dovrebbe essere un lavoro che guarda lontano, che porta la persona a raggiungere la propria autonomia con dignità, attraverso il proprio lavoro e attraverso un lavoro che ovviamente ci dev'essere". Quello che fa la Caritas Ambrosiana. "Be', la diocesi di Milano è molto grande, 5 milioni di abitanti, ci sono tanti centri, così come nell'interland. Ma è chiaro che il tentativo è quello di spingersi verso questa direzione, quella del lavorare insieme. Anche in questo momento di crisi – prosegue Gualzetti – siamo riusciti a moltiplicare gli strumenti a disposizione delle persone in difficoltà. La crisi ci ha costretto a uscire da quell'individualismo che caratterizzava la cultura di prima e che frammentava molto l'intervento sociale dei soggetti del terzo settore. In questo senso diciamo che la crisi ci ha aiutato da uscire dall'individualismo e dalla solitudine".