Una cerimonia in perfetto stile anglosassone con lancio del tocco alla fine, davanti al sagrato del duomo, tra gli scroscianti applausi di amici e parenti.
Si è concluso così il percorso di studi per 158 neolaureati dell’ Università Cattolica che oggi, nel corso di una cerimonia svoltasi in Duomo, hanno materialmente ricevuto le tanto agognate lauree.
Toga blu per le triennali, toga nera per le magistrali, tanta emozione da parte dei neolaureati e anche dei loro parenti.
Scienze della formazione, Scienze agrarie, alimentari e ambientali, economia e giurisprudenza, con le loro lauree triennali e magistrali, sono state le facoltà che hanno visto protagonisti i loro studenti al termine di un percorso di studi fatto di sacrifici, per loro e per le loro famiglie.
Questo ha anche ricordato l’ ospite d’ onore della cerimonia di oggi: il piacentino Stefano Bertuzzi, anch’egli laureato alla Cattolica e vincitore nel 2012 del premio “Angil dal Dom”, che 20 anni dopo e tanta strada fatta, si ritrova davanti ai ragazzi del 2014 che al termine del loro percorso di studi ne inizieranno un altro di natura professionale.
“Appena laureato volevo cambiare il mondo, volevo fare qualcosa di importante – ha detto Bertuzzi – e sono convinto che anche voi laureati della Cattolica del 2014 avete gli stessi sogni che avevo io allora. per cui, lasciatemelo dire con tutta la foga di cui sono capace: seguite i vostri sogni, questo di oggi è un nuovo inizio, rischiate e non fatevi sfuggire le opportunità che ci sono. Il rischio più grande che potete correre è quello di non rischiare”.
Bertuzzi ha poi ricordato i suoi inizi, la gavetta negli USA, quando abitava in uno scantinato e doveva decidere, a causa dei pochi soldi guadagnati, se mangiare o pagare l’ affitto. Tanti sacrifici culminati con un prestigioso incarico per un progetto sanitario negli Stati Uniti, fianco a fianco al presidente Barack Obama.
Al termine della cerimonia e dopo il tradizionale lancio del tocco da parte dei neolaureati, abbiamo intervistato Bertuzzi e gli abbiamo chiesto se Obama avrebbe mai potuto assaggiare i nostri piasrei e fasò, magari all’ ombra del Gotico. A causa dei suoi molteplici impegni è una cosa molto improbabile ma Bertuzzi è sicuro che il presidente apprezzerebbe la nostra cucina.