“Gioco d’azzardo, piaga gravissima. Stato complice spinge a sperperare denaro”

“Lo Stato è complice delle gravissime conseguenze provocate dal gioco d’azzardo, una piaga che oggi riguarda ormai 800mila persone affette da gioco compulsivo patologico”. Un quadro devastante, quello tracciato da Luciano Moia, caporedattore del quotidiano Avvenire, che non risparmia critiche a chi governa. Proprio Moia sarà il principale relatore  dell’incontro pubblico in programma domani, mercoledì 23 aprile, alle 21 nell’Auditorium Sant’Ilario e intitolato “Gioco d’azzardo patologico: il contesto nazionale e l’esperienza piacentina”. Da anni il quotidiano cattolico si batte per sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi derivanti dal gioco d’azzardo. Lo ha fatto con scottanti articoli e inchieste – più di 200 – che hanno portato anche ad ottenere risultati concreti in questa battaglia. Moia ha parlato ai microfoni di Radio Sound95/Piacenza24.

Radio Sound

“Avvenire ormai da tre anni, unico quotidiano in Italia, sta portando avanti questa battaglia per denunciare il pericolo gravissimo del gioco d’azzardo. Pericolo tanto più grave perché è lo Stato stesso, ministero delle Finanze e monopoli, ad aver avviato un quadro legato a dieci società direttamente dipendenti dai monopoli che promuovono e guadagnano sulle disgrazie dei cittadini. Gli stessi cittadini sono indotti a giocare grazie a una pubblicità martellante che spinge a sperperare denaro. Ma lo Stato, e qui siamo al paradosso, dopo dieci anni adesso sta perdendo miliardi ogni anno perché si è accorto che, per curare gli effetti e rimediare a questa difficile situazione, spende molto più di quanto incassa. E siccome la crisi morde (i giocatori hanno a disposizione risorse sempre più base), gli interventi per rimediare sono sempre più elevati e dispendiosi. Un paradosso, un corto circuito che poteva essere previsto se la nostra politica, nella speranza becera di risolvere i problemi fiscali del Paese incrementando il gioco d’azzardo, avesse compreso che questa era una strada senza speranza. In verità questa strada sta dando una mano sostanziale alle varie mafie che si sono buttate sul gioco d’azzardo. Intervengono e hanno preso possesso di una fetta consistente del cosiddetto gioco legale, cioè quello che dovrebbe essere controllato dai monopoli, e che in realtà non lo è. Tutte le inchieste condotte dalle varie procure, da nord a sud, mettono in evidenza  la differenza  sempre più sottile tra gioco legale e illegale. Spesso le varie cosche vengono pescate con le mani nel sacco per il gioco illegale, quelle stesse cosche che sono poi proprietarie delle società del gioco d’azzardo legale”.

I numeri del gioco d’azzardo sono inquietanti. “Oltre 800mila persone sono affette da gioco patologico compulsivo. Altri due milioni sono border line, ovvero fanno parte di quell’area grigia di persone che rischiano di cadere nella piaga da un momento all’altro. Riguarda poi altri milioni di persone, forse 6-8 milioni, che sono i famigliari di queste persone malate. Per loro lo Stato non ha previsto nessuna assistenza sanitaria pubblica. Lo Stato anche in questo caso è stato imprevidente, inadempiente, inefficace. E’ una situazione molto grave”.

La battaglia però deve continuare. “Noi dobbiamo fare il possibile perché la situazione migliori. Da quando è partita la nostra inchiesta, abbiamo ottenuto che l’azzardo sia stato inserita nei protocolli d’intervento delle Ausl. Oramai i Sert, che fino a un anno fa si occupavano soltanto di problemi legati alle droghe, si occupano anche di azzardo, anzi, sono obbligati a farlo. Se poi lo fanno con maggiore o minore efficacia, è un altro discorso. L’altro grosso risultato è la sensibilizzazione pubblica della gente. Tanti amministratori locali hanno riconosciuto che siamo di fronte a una piaga incredibile, stanno modificando regolamenti comunali. Oltre 300 sindaci hanno aderito ai manifesti per raccogliere firme. E’ un problema trasversale, riguarda tutti senza differenza di orientamento culturale”.