Aldo Braibanti, Fiorenzuola d'Arda, 17 settembre 1922 – Castellarquato, 6 Aprile 2014. A dare l’annuncio del decesso, a sepoltura avvenuta “come da lui stesso stabilito”, è stato il nipote Ferruccio tramite la sua pagina Facebook. In mattinata le esequie e la tumulazione al cimitero di Fiorenzuola.
Pochi ricordano che, negli anni Sessanta, Aldo Braibanti era un intellettuale molto noto che scrisse libri, lavorò per la Rai, mise in scena spettacoli teatrali ed elaborò riflessioni di politica e filosofia. Ma oggi in pochissimi riescono a collegare quel nome ad un momento della storia dell'omosessualità in Italia forse a causa del silenzio montato attorno a quell'uomo politicamente scomodo tanto a destra quanto al centro e a sinistra.
Quel silenzio è cominciato con la scomparsa dalla scena pubblica dell'intellettuale, che si era ritirato a vita privata dopo essere giunto alla ribalta delle cronache quale colpevole, protagonista di una delle più grandi montature delle vicende italiane legate alla omosessualità.
Nel 1968, infatti, fu accusato di aver plagiato due giovani allo scopo di intrattenere con loro, a detta dell'accusa, rapporti omosessuali. Mai prima di allora, nella storia italiana, un reato del genere aveva portato a una condanna. Per Braibanti non fu così e l'uomo, sbattuto in prima pagina, divenne il mostro di turno agli occhi dell'opinione pubblica che guardò al caso con interesse morboso.
Ma Aldo Braibanti è stato molto altro, non solo scrittore, poeta e sceneggiatore. "L'impegno antifascista si è concretizzato nella città di Firenze durante la Resistenza quando frequentava gli studi universitari – ha spiegato il nipote Paride – e per quello fu arrestato due volte. Prima del 25 luglio e poi qualche mese più avanti dai nazisti che lo torturarono. Dopo la Liberazione fu proposto anche come medaglia d'argento al valore".
E ancora, Braibanti può essere considerato come uno dei primi ambientalisti italiani. "Ha avuto un grosso impegno politico-ecologico. Di un'ecologia a 360 gradi, umana ed ambientale – ha aggiunto il nipote Ferruccio -. E il suo impegno per la difesa del mondo è stato molto pregnante e colpiva profondamente la sua sensibilità. E' l'eredità che ci lascia, pesante ma gratificante".
Una delle prime reazioni è arrivata, sempre tramite Facebook, dal consigliere regionale Marco Carini: “Aldo Braibanti ci ha lasciato. Non ha voluto vicino nessuno se non i suoi parenti ed i suoi amici più stretti. Se fossimo un Paese civile, al servizio della verità, ci dovremmo tutti vergognare di non essere stati tra quelli invitati all'addio. Di lui conservo il bellissimo ricordo di una giornata a casa sua, nel quartiere ebraico di Roma, muovendoci tra cataste di libri e giornali, come fossimo in trincea. Una trincea di cultura contro la stupidità. A Ferruccio, amico di sempre, grazie per questo ricordo, mi fa sentire un privilegiato”.