Walter Veltroni è a Piacenza per presentare il suo film, “Quando c’era Berlinguer”, dedicato alla figura del leader comunista, protagonista di un periodo molto delicato per la politica e per il Paese. Nel corso del pomeriggio l’ ex segretario PD si è intrattenuto presso il cinema Jolly di S. Nicolò con i Giovani Democratici piacentini, seduti in platea, che hanno fatto domande al regista di questo film che nei suoi primi giorni di presenza nelle sale ha già riscontrato un buon successo di pubblico e di critica. Il film è un ritratto moderno, affidabile e accorato dell’ ex leader PCI del quale ricorreranno i trent’anni dalla sua scomparsa il prossimo 11 giugno.
Si tratta di un ritratto del personaggio Berlinguer ma anche di un affresco di quell’ Italia e di quel tempo, “Un periodo storico verso il quale – come dice lo stesso Veltroni – non bisogna avere nostalgia, perché era il tempo di Sindona, di Calvi, del terrorismo e della politica che stava in mezzo alle stragi. Per quel periodo storico non bisogna avere alcuna nostalgia ma per persone, come Berlinguer o Moro, che in quel periodo storico avevano l’ intelligenza e il coraggio di proporre soluzioni innovative è giusto avere una considerazione storica animata dalla nostalgia”.
“Quando c’era Berlinguer – prosegue Veltroni – era un’altra Italia e si faceva un’ altra politica, con un’ idea alta, bella. C’era un uomo che guidava una comunità che era tale, pur con le sue contraddizioni, e che veniva condotta verso un percorso di innovazione e cambiamento”.
Il periodo di Berlinguer coincide con il compromesso storico del quale il leader comunista fu artefice assieme a Moro. Secondo Veltroni “quella era l’ idea di Berlinguer per sbloccare la democrazia italiana, vincolata da una DC sempre al governo e da un PCI sempre all’ opposizione. Berlinguer e Moro pensarono di collaborare per un periodo in modo da legittimare ciascuna l’ altra”. Per molti questo atto fu una specie di “inciucio” ma per altri analisti storici e politici fu qualcosa di indispensabile per il Paese.
“La vita di Berlinguer e persino la sua morte – conclude Veltroni – sono cariche di emozioni. Questo film il racconto di un uomo politico e del miracolo che fece nei confronti del partito, trasformandolo nel PCI che arrivò a un passo dal governo ma soprattutto un partito in cui si riconosceva tanta gente, che non era ideologicamente comunista ma che amava il PCI come lo descriveva Pier Paolo Pasolini e cioè un partito pulito in un Paese sporco”.