Una piacentina a fianco dei profughi: “Proteste legittime nel segno di Gandhi”

La nuova protesta dei profughi, culminata con i quattro arresti di ieri pomeriggio, giovedì 27 marzo, ha provocato le vibranti reazioni delle forze politiche in maniera trasversale secondo le quali gli stranieri hanno passato il segno. Questa mattina, venerdì 28 marzo, alcuni compagni degli arrestati sono rimasti dalle 8,30 davanti al palazzo del Tribunale in via del Consiglio ad attendere l’esito del processo per direttissima e a manifestare solidarietà agli stessi. Al loro fianco, per tutta la mattinata, è rimasta Francesca Molinari. Esponente del progetto comunale del Tavolo della Pace, Molinari ha voluto specificare che “sta aiutando questi stranieri a titolo personale e per amicizia”.

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“Questi ragazzi mostrano i segni della sofferenza – ha detto –  hanno alle spalle una storia per la quale noi piacentini non abbiamo giocato fino in fondo il nostro ruolo. A partire dal Ferrhotel, con i fondi che sono stati distolti dalle loro esigenze, fenomeno che si è verificato in tutte le città dove erano presenti. Adesso come fare perché questo non ricapiti? E intraprendere progetti sui bisogni ma non calati sulla loro testa? E’ complesso. Il processo non è stato condotto come doveva essere, da parte di Comune, delle associazioni, della questura. Ognuno di noi poteva giocare meglio il suo ruolo in questa vicenda. E non si sarebbe arrivati alla situazione attuale, con questa violenza repressa, i diritti negati, che sono finiti per non trovare soluzione”.

 

Ieri però si sono verificati gravi episodi, prima con le intimidazioni all’assessore al Nuovo Welfare Cugini e poi con gli scontri con le forze dell’ordine.
“Ieri sono successi fatti gravi, ma sono diventati gravi perché non sono stati riconosciuti nel modo giusto i loro diritti. Ieri non sono stati ascoltati. Anche Gandhi faceva disobbedienza civile, con l’occupazione. Ma invece di ascoltarli sono state chiamate le forze di polizia per lo sgombero, senza risposta ai bisogni, con il rischio di accumulare il seme della violenza. E questo non può essere risolto dalle forze di polizia”.

 

Lei fa parte del Tavolo della Pace, le sembra che queste manifestazioni rientrino in forme di protesta “civile”?
“Sono qui a titolo personale, pur facendo parte del Tavolo della Pace. Sono amica di persone che stimo, capisco e voglio conoscere sempre di più. I toni sono stati accesi, ma non violenti. Anche loro penso non siano stati rispettati. Vivono in una città che li odia e anche la stampa ha contribuito al diffondere questo sentimento. Come quando l’assessore, in passato, aveva scritto che sono clandestini e non è vero, ecco, bisogna stare attenti all’uso delle parole. Vengono da guerre, povertà, cambiamenti climatici, di cui noi siamo responsabili. Quando li guardo in faccia vedo il mondo che rappresentiamo e il motivo che li ha portati fin qui. I corsi professionali sarebbero dovuti iniziare parecchio tempo fa. Adesso gli hanno proposto quello da piastrellista, ma dovevano organizzarli prima. La casa c’è, è vero, ma era un progetto che sarebbe dovuto arrivare prima. Non è stata colpa dei ragazzi. Insieme si può lavorare in modo più efficiente, rispettando le persone. Abbiamo ancora molto da imparare da questi episodi”.