Studiare il passato per affrontare il futuro e per salvaguardare i beni culturali da un rischio concreto come quello sismico. E' il tema del corso che è iniziato oggi e che si svilupperà per i prossimi quattro venerdì, presso l’aula magna del seminario vescovile di Piacenza, in via Scalabrini. L’ iniziativa formativa sul “Rischio sismico e patrimonio culturale” è promossa dall’ Associazione ingegneri della provincia di Piacenza in collaborazione con l’Ordine degli architetti e vede la partecipazione di oltre cento professionisti.
Quello trattato dal corso è un tema al quale è particolarmente interessata anche la diocesi piacentina che partecipa con il responsabile dei beni culturali, l’ architetto Manuel Ferrari, con il quale abbiamo parlato del rischio sismico nella nostra provincia e, benché il Piacentino non sia una zona ad elevata sismicità, “gli ultimi eventi – dice Ferrari – hanno dimostrato che anche questo territorio può essere soggetto a terremoti come quello del 1117 che distrusse la città. Le chiese e i campanili, in questi casi, sono le strutture più vulnerabili. Per questo – continua Ferrari – a Piacenza ci stiamo attivando e cerchiamo di sviluppare una sensibilità verso queste tematiche affinchè si consideri la prevenzione sismica e si anticipino questi danni”.
E’ inoltre probabile che il corso, articolato in quattro appuntamenti, possa avere una o due appendici, una delle quali rivolta a una visita tecnica presso il campanile della Basilica di S. Antonino, oggetto di un riuscito intervento di consolidamento.
Anche l’ Ing. Paolo Milani, presidente dell’ Associazione ingengneri, ha espresso la propria soddisfazione per il corso che intende sensibilizzare gli ingegneri ad avvicinarsi alle tematiche di risanamento e miglioramento sismico degli edifici storici. “Una cultura – afferma Milani – che occorre trattare e approfondire con il contributo degli architetti e della sovrintendenza”.
Ci vuole grandissima umiltà nelle fasi di recupero di un fabbricato monumentale, unitamente alla conoscenza degli antichi metodi di costruzione: “Solo conoscendo come si costruiva nell’ antichità – conclude Milani – si può approcciare un tentativo di recupero”.