Collaborazione vigilanza privata e forze dell’ordine: “Non risolve i problemi”

Il sindacato di Polizia Sap interviene sul protocollo “Mille occhi sulla città” sottoscritto l’altro giorno in prefettura e che ufficializza la collaborazione tra istituti di vigilanza privata e forze dell’ordine. Il Sap è critico nei confronti di questa riforma.

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“Alla questura di Piacenza rimane vivo il problema dell’organico, mancando circa 40 unità – si legge in una nota – situazione che impedisce gli agenti di soddisfare tutte le richieste che giungono alla centrale operativa. Siamo obbligati a fare una cernita delle richieste che quotidianamente giungono. Ebbene, proprio per queste carenze, gli stessi operatori di polizia non riuscirebbero a soddisfare tutte le eventuali chiamate dei "nuovi pattuglianti". Infatti, gli operatori degli istituti di vigilanza, con tutto rispetto, non si possono sostituire in toto alle forze dell'ordine anche perché il loro status giuridico non lo prevede, per cui chiediamo ai nostri Amministratori: è questo il modello di sicurezza partecipata che si vuole perseguire?”.

 

IL COMUNICATO DEL SAP

La sottoscrizione del protocollo d'intesa avvenuta ieri in Prefettura con gli Istituti di vigilanza per concorrere alla prevenzione di furti, rapine e quant'altro, è sicuramente un'iniziativa su cui porre attenzione e riflessioni. Esprimiamo certamente apprezzamento per l'attenzione che il Signor Prefetto ha voluto destinare all'allarme sociale che negli ultimi tempi ha visto colpire la nostra città. Da addetti ai lavori vorremmo, anche noi, dare il nostro contributo, con alcuni interrogativi: lo stesso Capo della Polizia, ultimamente, ha fatto presente che con 15mila unità in meno di organico si è costretti a fare una cernita delle richieste che quotidianamente giungono alle Sale Operative. É giusto ricordare che, ad esempio, la Questura di Piacenza continua, attualmente, a soffrire di una carenza organica di circa 40 unità, e che, a malapena, si riesce a coprire i servizi minimi previsti per Legge. Quindi, supponiamo, che in questo contesto di “depauperamento”, probabilmente si è accentuata la volontà di sottoscrivere il “protocollo”. Il concorso alla prevenzione con la discesa in campo di 40 pattuglie aiuta sicuramente le forze dell'ordine già ridotte all'osso, ma proprio per dette carenze, gli stessi operatori di polizia non riuscirebbero a soddisfare tutte le eventuali chiamate dei "nuovi pattuglianti". Infatti, gli operatori degli istituti di vigilanza, con tutto rispetto, non si possono sostituire in toto alle forze dell'ordine anche perché il loro status giuridico non lo prevede, per cui chiediamo ai nostri Amministratori: è questo il modello di sicurezza partecipata che si vuole perseguire?

Continuiamo a gridare che in Italia, a proposito di operatori delle forze di polizia nei confronti del resto d’Europa, esiste un divario notevole (nel 2009 il rapporto era 1/187 persone, in Inghilterra 1/390). Oltretutto è notizia divulgata che le macchine non hanno benzina, che il luogo di lavoro è fatiscente, eccetera. E se si cominciasse a pensare che è giunto il momento di riorganizzare il sistema? Questa crisi non è forse un’opportunità per razionalizzare? In un'ottica generale, continuiamo a ribadire che la via maestra da perseguire è quella di unificare le forze dell'ordine, e forse si potrebbero concretamente risparmiare denari e recuperare migliaia di donne e uomini per garantire al meglio la sicurezza.

Dopo i militari (con poliziotti e carabinieri che facevano da balia) e le ronde (progetto contestato dai sindacati di polizia con le proteste contro l’introduzione, nel disegno di legge in materia di sicurezza, contestando il fatto che non vengano stanziate risorse aggiuntive per gli operatori delle Forze dell’ordine e non si individuino altri strumenti per tutelare la sicurezza dei cittadini), ad oggi d’intesa con tutti i partecipanti al Comitato Provinciale di Sicurezza, è pronto l’avvio di un nuovo piano di controllo del territorio. E considerato l’interesse di tante, se non tutte, forze politiche, il SAP piacentino, in tutto questo, pone ad ulteriore riflessione gli stessi rappresentanti politici: nel panorama nazionale, il piano di riorganizzazione che il Dipartimento della P.S. ha proposto prevede la chiusura di circa 300 uffici. La nostra provincia è da ritenersi "fortunata", visto che vedrebbe scomparire solo la Sezione di Polizia Postale e delle Comunicazioni. Una razionalizzazione e miglioramento del comparto sicurezza attraverso una mera operazione di spendig review e di terzializzazione dei servizi di Polizia? Noi crediamo di no. Con forza stiamo sostenendo che il vero ostacolo alla spesa pubblica sono sette forze di polizia. Siamo pronti a dimostrarlo con i fatti a ogni esponente politico, locale o nazionale che mostri un “minimo” interesse ad ascoltare chi è preposto ogni giorno alla sicurezza, noi addetti ai lavori che per un motivo o l’altro potremmo regalare alle casse del Paese