Anche il neosottosegretario Roberto Reggi si è detto "preoccupato" quando l'ha saputo: al momento non c'è l'ombra di un quattrino per avviare i lavori di ristrutturazione della sede della Croce Rossa di viale Malta. I 640mila euro che, sulla base di un accordo verbale tra il presidente Renato Zurla e i vertici della Cri nazionale, sarebbero dovuti arrivare alla sede piacentina per dare vita al cantiere e al temporaneo trasloco all'ex ospedale militare non ci sono ancora. E quindi, ad oggi è tutto fermo. E' però questa solo una delle svariate questioni che tengono in ansia Zurla e tutti i dipendenti della Croce Rossa piacentina e che sono state rappresentate all'ex sindaco in un incontro che era stato programmato ancor prima della nomina di Reggi. Quest'ultimo ha ascoltato le parole di Zurla ed ha poi garantito il proprio impegno su più fronti, in primis nel tentare di "sbloccare" questi 640mila euro che spetterebbero all Cri piacentina in virtù della recente vendita di due immobili di proprietà dell'ente e che sono fondamentali per avviare i lavori. "Gli accordi assunti dalla Croce Rossa nazionale vanno onorati – ha detto Reggi – I finanziamenti vanno reinvestiti sul territorio, è assurdo che restino a Roma. Uno scandalo. E' il problema della solita politica, quella che in Italia, statistiche alla mano, riserva 8 metri quadrati a ogni studente e 80 a ogni dipendente ministeriale. Tutto questo va cambiato e già mercoledì il governo varerà provvedimenti importanti, anche nell'ottica di salvare la scuola di Pontedellolio".
Ma il grande sconforto in Croce Rossa è dettato anche dal percorso di privatizzazione in essere (voluto a livello centrale) che sta mettendo seriamente in difficoltà i lavoratori, in particolare i nove dipendenti a tempo indeterminato che rischiano il trasferimento a Bologna e che hanno già perso mansioni e una fetta di stipendio.
"Chiediamo chiarezza, non sappiamo che fine faremo con questo decreto – hanno spiegato Pietro Nigelli e Marco Devoti del sindacato Usb – Speriamo che il nuovo governo ci dia una mano, quanto meno la la certezza di una mobilità verso altri enti pubblici. Noi vogliamo rimanere nel pubblico. Oggi siamo costretti a vivere alla giornata. Oltretutto senza più compiti e competenze, reinventandoci ogni giorno la nostra attività. La Croce Rossa privata non l'abbiamo mai scelta. Chiediamo almeno il rispetto di una dignità lavorativa".
Su questo aspetto Reggi ha potuto in realtà solo prediare pazienza e promettere di farsi portavoce nei confronti del collega sottosegretario competente. "E' chiaro che questo è un momento difficile e che tutti dobbiamo adattarci a certe situazioni anche a costo di sacrifici. La Croce Rossa Piacentina, lo so bene, è sempre stata una eccellenza del nostro territorio".