Gotti Tedeschi: “per uscire dalla crisi la società deve cambiare gli uomini”

Ettore Gotti Tedeschi arriva a piedi all’ Auditorium del duomo, sotto braccio il Corriere della Sera piegato sulla pagina dell’ economia, ovviamente.

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Il piacentino, ex presidente dello IOR, la Banca Vaticana, parla ad un’attenta platea di un argomento attuale, purtroppo, da molti anni: la crisi.

Prima di iniziare l’ incontro intitolato “Le origini e le conseguenze di carattere morale della crisi economica”, organizzato dal Circolo ANSPI Domus di Piacenza, presieduto da Michele Argenti, il professore si è fermato ai nostri microfoni rivelando anche aspetti poco conosciuti della congiuntura economica.

“Mi rifarò a quello che dice Benedetto XVI nell’ enciclica caritas in veritate che spiega l’ origine della crisi, la sua evoluzione e i rischi che corre la società se invece di pensare a cambiare gli strumenti non pensa a cambiare gli uomini ”. E per risalire a queste origini non è vero, come sostengono alcuni studiosi o economisti, che la crisi inizia nel 2008. Secondo Gotti tedeschi “si deve tornare indietro fino al 1975 da quell’ anno il mondo occidentale ha interrotto la crescita smettendo di far figli. Stati Uniti ed Europa avevano allora 2 miliardi di abitanti, lo stesso numero di oggi. Il resto del mondo ne aveva 2 miliardi nel ’75 mentre oggi sono diventati 5 miliardi”.

Questa fetta di popolazione – secondo Gotti Tedeschi – è diventata più ricca, assorbendo il nostro debito tenendoci in piedi e sono entrati nel ciclo di sviluppo economico.

Secondo l’ economista piacentino “la crisi finisce se si fanno le cose che si devono fare. Bisogna andare a Bruxelles e dire di smetterla di scrivere lettere inaccettabili, andare  in Germania, dalla Merkel, per accordarsi e rivedere il patto di equilibrio europeo e probabilmente i criteri di Maastricht. I nostri leader si devono rendere conto che per far ricominciare un ciclo economico positivo e per creare ricchezza non si devono aumentare le tasse, si deve fare l’ esatto contrario. Non bisogna aumentare le tasse per stare all’ interno dei parametri del Fiscal Compact voluto dal governo Monti”.

Secondo Gotti Tedeschi, infine, checché se ne dica “il governo Renzi è il governo. Come tale se riuscirà a rinegoziare il patto di stabilità e fare la riforme sul lavoro, io sono felicissimo di avere Renzi come Primo Ministro”.

L’ unica domanda alla quale non risponde è proprio quella che gli facciamo sul Papa Emerito, Benedetto XVI e sul loro rapporto personale col pontefice dimesso: “no, su questo non rispondo” ci dice cortesemente.