Atteso appuntamento a Piacenza con “Il sacro della primavera”

Una metafora del nostro tempo, di una generazione che invecchia senza sbocciare. È “Il sacro della primavera” di Balletto Civile, ideazione e coreografia di Michela Lucenti, incursioni sonore di Maurizio Camilli. Opera d’avanguardia nata per distruggere le tradizioni, “La sagra della primavera” Stravinskij – un rituale in cui un cerchio di anziani assisteva alla danza di una vergine fino alla sua morte – nella rilettura di Balletto Civile diventa rappresentazione di una generazione che attende obbligata allo stallo, osservata, spiata, pesata, vergine perché impossibilitata a fare da sola, una generazione che deve riappropriarsi del proprio tempo.

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Atteso appuntamento a Piacenza con “Il sacro della primavera”, liberamente tratto da “Le sacre du printemps” di Stravinskij, venerdì 7 marzo alle ore 21 al Teatro Gioia di Piacenza, il nuovo spazio di Teatro Gioco Vita in via Melchiorre Gioia 20, in questa stagione sede di tutta la programmazione dedicata alla danza contemporanea. Si tratta dell’ultima serata del cartellone 2013/2014 di Teatro Danza della Stagione di Prosa “Tre per Te”, organizzata da Teatro Gioco Vita – direzione artistica di Diego Maj – con Fondazione Teatri, Comune di Piacenza e sostegno di Fondazione di Piacenza e Vigevano, Cariparma, Iren.

Al termine della rappresentazione Anna Paratici, coordinatore tirocini e laboratori della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore / Sede Piacenza, si confronterà con gli artisti sui temi dello spettacolo. Modera l’incontro Roberto De Lellis, che cura il cartellone di teatro danza, realizzato con la collaborazione di AterDanza.

Balletto Civile si relaziona all’originale del 1913 solo per estrapolarne il cuore e farlo a pezzi, dando vita a un’azione coreografica in cui l’idea del sacrificio perpetrato dai “vecchi” ai danni dei “giovani” – come accadeva secondo la partitura stravinskiana, qui riproposta frammentata e manipolata con sonorità e brani contemporanei – si rovescia nel suo esatto contrario.

Stanchi di essere la generazione “di mezzo”, per la quale le possibilità sono finite e il futuro appare precluso, gli interpreti si lanciano in una danza forsennata in cui l’ansia di liberazione e la volontà di riscatto si mescolano a frustrazioni difficili da estirpare.

Lo spettacolo prodotto in collaborazione con la Fondazione Teatro Due, danzato e creato da Andrea Capaldi, Ambra Chiarello, Massimiliano Frascà, Francesco Gabrielli, Sara Ippolito, Carlo Massari, Alessandro Pallecchi, Gianluca Pezzino, Livia Porzio, Emanuela Serra, Giulia Spattini, Chiara Taviani, Teresa Timpano, ha vinto il Premio Roma Danza 2011.

“La Sagra”, come spiegano gli artisti di Balletto Civile, «è un lavoro di gruppo, ma nella grande corsa si è perdutamente soli. Il corpo si sbilancia, cade nel desiderio di abbracciare tutto lo spazio “digeribile”, ci si abbraccia, ci si sposta un po’ violentemente, un po’ vio­lentati come per scuotersi, per rimanere svegli. Ci si incastra per rimanere in piedi, uomini e donne gli uni agli altri aggrappati per attraversare lo spazio come metafora della fatica che ci serve per svoltare, per corre­re fuori dalle stanze della mente nelle quali ci tengono confinati. Azioni precise, forti, furiose, velocissime. Ognuno perde forza ma solo per brevi attimi, subito rimesso in piedi dagli altri. Inaspettatamente spuntano le teste sotto le gambe dei compagni, ci si aggrappa, aggroviglia, si cammi­na sugli altri ma non è sopraffazione, è sostegno, urgenza, compassione. I corpi scivolano e cercano aria in vestiti troppo grandi, pantaloni e camicie di seconda mano, dei fratelli maggiori. Sotto, le nudità esili scoperte che si intravedono appena quando si va a testa in giù. “La Sagra” è il tempo interiore che si confonde, che si ferma, mescolata al resto dei suoni del mondo. Alla grande cacofonia. Un dj set per un discor­so dissacrante su noi stessi in primo luogo. Dissacrare come reinventare un nuovo sacro, per noi il sacro è politica e necessità».