I container vuoti finivano anche a Piacenza. La Guardia di Finanza di Modena, al termine dell’operazione Clean up, ha sgominato una banda criminale che gestiva un traffico illecito di rifiuti speciali e pericolosi dall’Italia verso l’Africa. L’inchiesta è partita nel 2012 ed è stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Bologna. Quattro i siti di stoccaggio sequestrati in Emilia Romagna (principalmente nell’area modenese) dove venivano collocati computer, monitor in disuso, elettrodomestici, autovetture demolite, batterie esauste, estintori, pneumatici, che poi dal porto di Genova prendevano la strada del Ghana e della Nigeria. Sono 41 le persone denunciate per associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti speciali e gestione di discariche abusive di rifiuti speciali e pericolosi. Quattro invece le persone arrestate, ai domiciliari: sono i presunti capi dell’organizzazione. Si tratta di trasportatori, spedizionieri doganali, facchini, gruisti e altri soggetti che, approfittando del loro ruolo, spedivano verso l’Africa tonnellate di rifiuti speciali e pericolosi.
RIFIUTI, OPERAZIONE CLEAN UP, CAVALLI ALLA REGIONE: “SCONGIURARE RISCHI PER LA SALUTE E L’AMBIENTE”
IL CONSIGLIERE LEGHISTA: “SERVE L’INTERVENTO DI ARPA”. LA SUA PROPOSTA: “LO SMALTIMENTO SIA PAGATO ALL’ACQUISTO”
“La Regione ‘attivi’ Arpa per verificare se e quali danni ambientali abbia prodotto l’attività di smaltimento illegale dei rifiuti sgominata dalla finanza”. Lo chiede in un’interrogazione alla Regione il consigliere Lega Nord Stefano Cavalli che – dopo l’operazione Clean Up (4 arresti e 41 indagati, tra Modena e Piacenza, per traffico illecito di rifiuti speciali) – sollecita “l’attivazione di tutte le misure per la salvaguardia della salute dei cittadini”. Per Cavalli si tratta di “capire se l’attività illecita di queste organizzazioni criminali abbia avuto conseguenze sul piano della salute pubblica e ambientale”. Per questo è “fondamentale che vengano effettuati controlli” e “attivate tutte le misure di prevenzione per scongiurare il ripetersi di simili casi”. Il consigliere leghista nei mesi scorsi aveva già avanzato la sua proposta per evitare i fenomeni di smaltimento illegale: integrare nel costo del prodotto quello relativo al suo smaltimento, che – così – non sarà più pagato al momento del conferimento in discarica, con il rischio che i rifiuti prendano altre vie, illegali e pericolose per la salute pubblica e l’ambiente.