Crisi e insicurezza. “Fare il taxista a Piacenza è un mestiere difficile”

La belle epoque per i taxisti piacentini è finita da tempo. La crisi ha eroso pesantemente “il potere del tassametro”, le spese da sostenere sono notevoli e anche il fascino del mestiere, quello che permette di stare in contatto con la gente, spesso si trasforma sempre di più nella sua debolezza: “Non sai mai a chi apri la portiera, specialmente nelle ore serali un po’ di timore c’è”. Del resto i fatti di cronaca che vedono taxisti vittime di furti, rapine e anche peggio non mancano. E anche Piacenza si ricorda purtroppo ancora bene quel che accadde dodici anni fa.

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Tutti sono concordi: “Fare il taxista è un lavoro difficile”. Non siamo a Manatthan, dove i taxi gialli, guidati per lo più da pakistani e indiani, non si contano. A Piacenza i titolari di licenza di taxista sono 31. Qualcuno lo abbiamo incontrato in via Sopramuro, ormai postazione fissa, più o meno gradita.

“Sì, il nostro è un mestiere pericoloso – afferma Santino Buscone – Di notte, oltre a esserci poco lavoro, non sai mai chi carichi a bordo: spesso sono ubriachi, gente che ha poco da perdere. Certamente ci sono anche persone normali, ma la situazione è molto cambiata. Ultimamente il taxista ha paura. E d’altronde non dimentico quanto accaduto al nostro collega ormai 12 anni fa”. Spiega che “volendo, siamo anche abbastanza tutelati, perché siamo collegati con la questura. In caso di necessità si schiaccia un pulsante. E’ un passo avanti. Però non sappiamo mai a cosa andiamo incontro. E’ difficile, il lavoro è davvero rischioso. Penso che per cambiare le cose si potrebbe iniziare anche a pensare di mettere un divisorio tra taxista e cliente, ma non è facile”.

Bucone ricorda quando una sera, andando a Parma, “caricai due persone che mi avevano condotto fuori città. Ho avuto la netta sensazione che fossero malintenzionati, per fortuna un’auto della polizia mi ha sorpassato e li ha fermati. Erano due ceffi pericolosi. Bisogna stare attenti, parlare poco stare sempre in allerta”. Si rischia, insomma. Oltretutto per guadagni non certo iperbolici. “Con questa crisi il lavoro si è dimezzato, bisogna fare molte ore, anche dieci-dodici al giorno, per vivere dignitosamente”.

“E’ vero, certe volte capita di avere paura, soprattutto di sera – fa eco il collega Roberto Rossi – specialmente in stazione non sai mai chi carichi. Sono dieci anni che faccio questo lavoro e per fortuna non mi è capitato nulla. I guadagni sono scesi molti rispetto a qualche anno fa. Oggi i clienti  chiedono soprattutto passaggi per l’ospedale, la stazione, corse piccole. Ogni tanto qualche colpo fuori città, ma è raro”. C’è anche però chi, come Claudio Ughini, vuole essere ottimista e confida nell’Expo 2015 per portare un po’ di ossigeno alla categoria. “I rischi li corriamo, certo, e un po’ di paura c’è sempre. Piacenza è ancora una città tranquilla, almeno di giorno. Di sera è più complessa la situazione. Bisogna amare questo mestiere per farlo. I guadagni? Tasto dolente. Ora la sentiamo tantissimo la crisi. Anni fa si andava meglio. Anche la città stessa si è impoverita. Prima c’erano tante grandi imprese, i militari. Adesso si parla addirittura che vogliono togliere la scuola di polizia. Tutto concorre a toglierci lavoro. Ci tengono in vita gli anziani. Gente che arriva da fuori sempre meno. Facendo dieci ore al giorno si arriva a guadagnare 100/120 euro lordi (con circa 50 euro di spese). Stiamo aspettando tutti con ansia l’Expo 2015. Speriamo che di riflesso porti la ripresa anche da noi”.