Riqualificazione Borgo Faxhall, i negozianti: “Parole, parole, parole”

 “Parole, parole, parole”, cantava Mina rispondendo al telefono ad Alberto Lupo che la esortava: “Ascoltami”. “Parole, parole, parole”, “ti prego”, “parole, parole parole”, “io ti giuro”, “parole, parole, parole, parole parole soltanto parole, parole tra noi”. Sono quelle spese sulla riqualificazione della zona di Borgo Faxhall, una delle più degradate di Piacenza. Un po’ perché si trova a fianco della stazione ferroviaria e un po’ perché confina con il quartiere Roma, da sempre nell’occhio del ciclone.
A dicembre l’assessore all’Urbanistica, Silvio Bisotti, era tornato sulla questione e, nel ricordare il “peccato originale” con il quale era nato il centro commerciale, cioè la mancata installazione dell’autostazione del trasporto pubblico extraurbano sul retro della galleria, progetto contenuto nella prima convenzione firmata nel 1996 e poi ripresa nel 2000 ma finora rimasta lettera morta, si era spinto ad annunciare: “Alla ripresa dei lavori del Consiglio comunale dopo la pausa natalizia, quindi entro un mesetto, saremo in grado di presentare un progetto concreto”.
Ora, passati oltre tre mesi, di progetti (almeno resi noti) neanche l’ombra e la situazione, soprattutto per i commercianti, rimane immutata. Le luci dei giochi per bambini, a fianco della cabina per fototessere, illuminano vetrine vuote da tempo. I tavolini di fronte ai fast food – i pochi rimasti a piano terra – sono deserti e, al piano superiore, la gente che si accalca nei discount riempie il carrello e si dilegua in tutta fretta.  
“Chiuderò entro la fine del mese – esordisce Daniele, che aveva investito 15mila euro per aprire un franchising di sigarette elettroniche e li ha persi completamente -, anche senza tasse non ho alternative, non viene più nessuno. Il mio fatturato è di 10 euro al giorno. Le persone passano, si ritrovano ma non comprano. Poi ci sono molti ubriachi, tossicodipendenti, gente che chiede l’elemosina. C’è un ambiente, insomma, che non invoglia all’acquisto. Altri centri commerciali, negli orari di punta, sono pieni. Qui non cambia nulla. Anzi, se qui allontani quelli che bivaccano non rimane più nessuno”.
Medesima descrizione l’ha fatta Mateo, che gestisce un negozio di oculistica: “La sera, dopo le 19, c’è gente con bottiglie di alcolici, o dall’aspetto un po’ minaccioso, molti zingari e tossici. E’ tutto il contesto, tipico delle zone di fianco alla stazione, che non porta clienti. E’ più un luogo di incontro per culture differenti. E’ un centro commerciale di terza categoria. Quando c’è gente è perché piove o fa brutto tempo e non sa dove andare o, per non stare in casa, viene qui. Nel centro comemrciale è stato fatto molto ma è all’esterno che non è stato fatto niente”.
E non sembra neppure solo un problema di sicurezza. Perché, come ha aggiunto Paola che lavora qui da 12 anni in un negozio di moda, “anche a Parma, dove vivo, vicino alla stazione la situazione è questa. Però, rispetto a Piacenza, nei negozi intorno la gente spende”. E aggiunge, senza voler esasperare i toni: “Il rilancio della zona lo stiamo ancora aspettando. Nel week end ci sono molti stranieri che stazionano, però non vedo un problema sicurezza, semmai di degrado. Apro la mattina e chiudo la sera e non ho mai avuto nessun problema”. Le donne sembrano concordi, come conferma Diva, anche lei titolare di un negozio di moda che, in più, è proprio di fianco a Pittarello, store in cui i furti sono all’ordine del giorno: “Il posto non è il massimo, ma perché in stazione non gira la gente più di classe. Questo si sa. Il problema è che non c’è un motivo che porti il cliente ad entrare. Noi problemi di sicurezza non ne abbiamo mai avuti, però ogni giorno da Pittarello rubano. Ma rubano ovunque, solo che non vengono i clienti normali”.
Uscendo da Borgo Faxhall, poi, la situazione non è migliore. A resistere solo locali stranieri, come un ristorante cinese all’angolo della rotonda che porta al centro commerciale, due kebabbari sui lati opposti di piazzale Marconi e l’ex bar Bologna. Facendo due passi, incontriamo l’ex titolare storico del bar, teatro spesso di risse o tafferugli. Bruno, che in 27 anni di gestione ne ha viste parecchie, non sembra molto convinto che la situazione possa cambiare: “La sera non si può gironzolare molto, ma forse ci vorrebbe troppa polizia. Quando c’ero io avevo sempre le forze dell’ordine che passavano e quando c’era qualche problema agivano tempestivamente, ora mi pare che si fermino meno. La sera comunque è difficile uscire, io lo faccio ma non vado oltre qualche metro dal palazzo. Per il resto non c’è da girare”.

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