"Pur comprendendo tutto il disagio che questi giovani stranieri stanno passando, non abbiamo alcuna intenzione di cedere a qualsiasi richiesta che in questo momento va fuori dai canali previsti da qualsiasi normativa. Però va capito che le difficoltà che oggi viviamo interessano molte fasce di persone e nessuna può essere ignorata". È fermissima la risposta che il sindaco Paolo Dosi e l'assessore al Nuovo Welfare Stefano Cugini hanno dato di fronte al nuovo sit-in dei profughi sotto il Comune seguito allo sgombero avvenuto in mattinata (alle 18 i profughi hanno abbandonato il Comune e si sono portati in via Taverna per un colloquio con l'assessore Cugini).
"Lo Stato ha completamente scaricato queste persone che poi si rivolgono ai Comuni, sempre in prima fila a provare a dare delle risposte. Anziché privilegiare la polemica, tutti dovrebbero capire la situazione. Mi rivolgo anche alle istituzioni private perché venga dato un aiuto a queste persone che esprimono purtroppo il segno dei tempi". In buona sostanza il sindaco ha spiegato che quanto sta accadendo in queste ore "è fuori da qualsiasi percorso normativo e che quanto accaduto a luglio, con l'individuazione di alcuni alloggi privati per gli stranieri che in quel momento alloggiavano al Quartiere 2, è stato il frutto di un percorso dettato da principi di accoglienza e ospitalità, ma assolutamente non replicabili". "Quello accaduto a luglio è stato un percorso non replicabile. Una risposta civile allora ci sembrava dovuta anche per contenere il disagio sociale che si sarebbe potuto creare. Ma ribadiamo che anche in questo gli alloggi sono stati messi a disposizione per un periodo limitato di nove mesi". Quanto sta accadendo invece in queste mattine esula da qualsiasi percorso. "Ora queste nove persone che manifestano sotto il Comune chiedendo una casa sono arrivate da altre parti. Hanno tutto il diritto di poter essere oggetto dei nostri servizi sociali, ma al pari di tutte le altre persone che sono in difficoltà. Possono dunque chiedere un colloquio con i nostri uffici per definire un percorso personalizzato di inserimento trovando ospitalità, almeno per l'inizio, grazie alla rete di ospitalità che hanno creato in questi mesi. Le amministrazioni comunali si stanno trovando ad affrontare una mole di lavoro incredibile. Devono capire che esistono delle norme cui siamo tenuti a riferirsi e che devono essere rispettate per un principio di equità". Successivamente il primo cittadino, affiancato dall'assessore Stefano Cugini, ha fatto la cronistoria della vicenda dei profughi negli ultimi anni. "Al termine dei due anni lo Stati si è completamente disinteressato, ed è iniziato un lungo periodo di latenza. Noi li abbiamo ospitati per altri sei mesi al Ferrhotel, poi lo sgombero della polizia in virtù del fatto che la struttura non è pubblica ma privata. Il titolare Loranzi chiese di liberarla e d'altronde la permanenza era perdurata fin troppo tempo. Con un'azione ispirata da elementari principi di accoglienza e di dignità umana verso persone in estrema difficoltà e anche per evitare che si potessero ingenerare processi, abbiamo avviato un percorso singolare e straordinario, non replicabile, riservato a quelle persone che erano state censite come residuali ospiti del Ferrhotel. Si trovò dunque il Quartiere 2 con l'obiettivo di avviare percorsi personali specifici: ciò si è tradotto nel l'ospitalità in alloggi reperiti sul mercato privato tramite l'Agenzia per l'affitto (Dosi ha rimarcato il fatto che non si tratta di case di edilizia residenziale pubblica). L'ingresso non è stato immediato e questa è una delle cause che ha determinato questa situazione , perché ora alcuni rifugiati sono ritornati a Piacenza. La struttura del Quartiere 2 vogliamo riservarla ai nostri progetti, quelli legati alla cittadella della gioventù. Abbiamo ritenuto di porre fine a questo uso improprio di spazi pubblici. Da qui la richiesta di sgombero di martedì". A scanso di equivoci, l'assessore Cugini ha spiegato: "Non passi l'idea che Piacenza non è accogliente. Piacenza è totalmente accogliente e ha fatto tanto. Abbiamo deciso di tenere la barra ferma perché accanto ai principi di solidarietà bisogna mettere anche quelli di equità". Lo dimostrano i numeri che ha successivamente illustrato (VEDI FILE IN ALLEGATO) e che vedono 1921 cittadini coinvolti nei vari percorsi, "un dato assolutamente rilevante".