Ricorrenza don Giussani, Ferrari: “Cl opera nel reale, e chi sbaglia è umano”

Come ogni anno, a partire dal 2005, il movimento ecclesiale di Comunione e Liberazione si appresta a ricordare – con celebrazioni in tutto il mondo – l’anniversario del suo fondatore,chiamato dagli aderenti “il Servo di Dio” Luigi Giussani, avvenuta nove anni fa a Milano. La celebrazione della Santa Messa sarà anche l’occasione per ricordare i 60 anni dall’inizio del Movimento, e il trentaduesimo anniversario del riconoscimento pontificio della Fraternità, l’associazione laicale che riunisce migliaia di fedeli in Italia e nel mondo. A Piacenza sarà celebrata questa sera, mercoledì 19 febbraio alle 21.15 nella chiesa cittadina di San Sisto, presieduta dal vescovo monsignor Gianni Ambrosio. 


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In occasione della ricorrenza, abbiamo intervistato il presidente provinciale di Cl, Luciano Ferrari, nella vita dirigente della Kinder Ferrero, per cercare di capire meglio quali siano stati gli insegnamenti e le eredità lasciate dal “Gius” e la filosofia che anima un movimento come Comunione e Liberazione, in taluni casi visto con una certa diffidenza

Dottor Ferrari, è una data importante per Comunione e Liberazione. Dopo nove anni cosa significa ricordare questa data? “Il suo ricordo è fondamentale per chi nel tempo l'ha incontrato. Don Giussani è stato un uomo assolutamente propositivo in ogni aspetto della vita umana, aveva un modo di affrontare il reale particolarissimo. Dalle piccole scelte a quelle più decisive della vita, Don Giussani è riuscito a mostrare la pertinenza umana del Cristianesimo. Insegnamenti certamente validi e attuali anche oggi, in un momento difficile per la società. Commemorarlo significa ricordare questo modo di vivere e agire”.

 

Ha parlato di insegnamenti nel quotidiano. Per i profani, come si declinano gli insegnamenti di don Giussani nella vita di tutti i giorni? “Un esempio di stile di vita in ogni contesto, da quello famigliare a quello aziendale. Lo riscontriamo ogni giorno, per esempio guardando i miei figli di 14-15 anni che si appresta ad entrare nel mondo e a compiere delle scelte. Un ragazzo di quell’età , affacciandosi a una realtà  per certi versi ancora sconosciuta, rischia talvolta di essere guidato dall'immagine che come genitore ho di lui. E' solo l'esperienza che faccio che mi fa dire che non sono io a colmare quel desiderio infinito di felicità , bellezza, giustizia, verità  che sta dentro di lui. Solo uno come Cristo può colmarlo”.

 

Ha detto che gli insegnamenti sono attuali anche in un contesto lavorativo. Lei è dirigente di una grande azienda italiana. Cosa significa esattamente? “Bisogna sempre stare di fronte la realtà. Quando si prendono decisioni non bisogna farsi guidare dai soliti schemi, magari personalistici, che snaturano le strategie. Occorre riflettere e lasciarsi guidare da ciò che detta il reale senza invece piegare il reale all'immagine che io ho di esso. Questo è il realismo appreso da Giussani, convinto che il reale sia la modalità  con cui il Mistero si comunica. Solo in questo modo il reale può essere pensato come positivo. Questa e la fine del lamento e la possibilità di poter assumersi dei rischi”.

 

L’attuale società  sta attraversando ormai da anni un periodo difficile dal punto di vista valoriale, una crisi che non accenna a interrompersi. Come affronta queste criticità  un uomo di Cl? “Sempre stando dentro il reale e guardandolo in faccia. Al centro deve rimanere il desiderio dell’uomo, di ricercare le soluzioni migliori e i comportamenti più giusti. Per questo è utile una Chiesa in grado di “ridestare l’umano”. Attraverso don Giussani e la Chiesa possiamo ottenere questo effetto”.

 

Mi perdoni la schiettezza. A volte non mancano i pregiudizi, a volte un pò di diffidenza e sospetto, verso il Movimento e la figura stessa di don Giussani. Che ne pensa?  “I pregiudizi li hanno tutti, in quanto esseri umani. Ma bisogna lasciare che il pregiudizio lasci spazio al reale. Chi incontra Cl rimane meravigliato dal modo di affrontare la realtà , che è assolutamente improntato alla normalità. Quando mi sono accostato a Cl, rispetto al pregiudizio che avevo (non sono nato negli oratori e nelle chiese), ha prevalso una realtà  che mi ha affascinato. E’ l’aspetto più importante. Don Giussani diceva sempre: verificate quello che vi dico, quello che vi offre la vita. Se nel pregiudizio si apre anche una sola piccola crepa facendo penetrare qualcosa di nuovo che ci farà  cambiare, un fatto positivo”.

 

Sono forse sempre dettati dal pregiudizio coloro che ritengono Cl una lobby di potere, forse perché si accosta il movimento alle figure di alcuni politici di primo piano?

“Bisogna essere chiari e netti: Cl è una esperienza umana, religiosa di educazione alla fede. Chi aderisce al movimento mette in gioco se stesso e rischia in ogni settore della vita. Qualcuno potrà  giudicare anche malamente quello che fai, ad esempio nel lavoro, ma magari tu ce l’hai messa tutta. Il movimento è il rilancio dentro il mondo. Per questo don Giussani ha tentato ironicamente di stare dentro la realtà. Gli errori li fanno tutti, sono parte dell’essere umano. Era don Giussani stesso a spiegare che non saremmo uomini se non commettessimo errori”.