Torna al Teatro Municipale di Piacenza Alessandro Gassmann

Uno degli appuntamenti più attesi della stagione, per il quale si annuncia ancora una volta il tutto esaurito. Torna al Teatro Municipale di Piacenza Alessandro Gassmann, in scena martedì 18 e mercoledì 19 febbraio alle ore 21 con “RIII – Riccardo Terzo” per il cartellone Prosa della Stagione “Tre per Te” organizzata da Teatro Gioco Vita, direzione artistica di Diego Maj, con la Fondazione Teatri, il Comune di Piacenza – Assessorato alla Cultura e il sostegno di Fondazione di Piacenza e Vigevano, Cariparma, Iren.

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Il grande testo shakespeariano, tradotto e adattato da Vitaliano Trevisan, ha per protagonista un re crudele, ambizioso, manipolatore, ma anche insicuro, tormentato, spaventato dalla solitudine. Alessandro Gassmann sceglie un adattamento e una messa in scena contemporanea, piena di rabbia e di passione. Regista e attore nel ruolo del protagonista, Gassmann ci propone un “Riccardo III” che “col suo violento furore, la sua feroce brama di potere, la sua follia omicida, la sua ‘diversità’ – sono le parole dell’artista – dovrà colpire al cuore, emozionare e coinvolgere il pubblico di oggi (mi auguro in gran parte formato da giovani), trasportandolo in un viaggio affascinante e tragico, attraverso le pieghe oscure dell'inconscio e nelle deformità congenite dell’animo umano”. Con lui in scena Manrico Gammarota, Mauro Marino, Marta Richeldi, Giacomo Rosselli, Marco Cavicchioli, Sabrina Knaflitz, Sergio Meogrossi, Emanuele Maria Basso, Paila Pavese. Le scene sono di Gianluca Amodio, i costumi di Mariano Tufano, le musiche originali di Pivio&Aldo De Scalzi, light design Marco Palmieri e videografia Marco Schiavon. Lo spettacolo è una coproduzione Teatro Stabile del Veneto “Carlo Goldoni”, Fondazione del Teatro Stabile di Torino, Società per Attori.

«La decisione di affrontare, per la prima volta anche da regista, un capolavoro di William Shakespeare – spiega Gassmann – non è disgiunta dal felice incontro artistico con Vitaliano Trevisan. Ho sempre avuto nei riguardi del Bardo, forse per l’incombenza di gigantesche ombre familiari, un certo distacco, un approccio timoroso; le messe in scena dei suoi capolavori, lo confesso, non sono mai riuscite a coinvolgermi del tutto, forse per la difficile sintonia con un linguaggio così complesso e articolato ma anche, in molte traduzioni, oscuro e arcaico. Un “ostacolo” che mi ha sempre impedito di immaginare una messa in scena in grado di restituire l’immensa componente poetica ed emozionale e allo stesso tempo di innervare di asprezza contemporanea il cuore pulsante ed immortale dell’opera shakespeariana attraverso il registro comunicativo a me più congeniale, ovvero quello della modernità e dell’immediatezza. La lettura di un adattamento di un testo “minore” di Goldoni curato da Trevisan, sorprendentemente moderno e originale ma al tempo stesso accurato e rispettoso dell’autore, ha fatto scattare in me l’idea che quel tipo di approccio potesse essere non solo possibile ma altrettanto efficace nei riguardi dell’opera di Shakespeare che da anni sognavo di rappresentare: “Riccardo III”. I primi incontri con Trevisan e i successivi scambi di opinione non hanno fatto altro che confermare questa prima impressione; ci siamo trovati concordi nell’idea di trasmettere i molteplici significati di questo capolavoro attraverso una struttura lessicale diretta e priva di filtri, che liberasse l’opera da ragnatele linguistiche e ne restituisse tutta la complessità, la forza, la bellezza e la sua straordinaria attualità».

Per Vitaliano Trevisan «la statura scenica di Riccardo, a cui Shakespeare affida la par­te più estesa che abbia mai scritto per un attore, superata solo da quella di Amleto, è decisamente gigantesca, fuori scala. Egli – prosegue Trevisan – è insie­me eroe e anti-eroe, manipolatore del destino altrui e del proprio; cattivo assoluto, senza attenuanti, ma dotato di fascino e humour irresistibili; autore, regista e attore dell’evento teatrale, e insieme sintesi ed emblema di tale evento cioè, in una parola, del Teatro. E quelle gigantesche ombre familiari, evocate da Gassmann, sono anche ombre teatrali assolute, per così dire, nel senso che riguarda­no una tradizione – non solo italiana – con cui chiunque, trattandosi di “Riccardo III”, si trova a fare i conti».