L’Arma dei carabinieri, la Polizia di Stato, la Guardia di finanza sono tutte istituzioni considerate, a ragione, presidio assoluto a tutela dei cittadini. Ed è proprio sfruttando il loro buon nome che pullulano ormai da tempo iniziative private di vario genere finalizzate a spillare denaro ai cittadini, fiduciosi nelle istituzioni in questione. La via più semplice è quella telefonica e non di rado si è di fronte a veri e propri tentativi di truffa da parte di soggetti che non esitano a spacciarsi per appartenenti a questa o a quell’arma o corpo di polizia. Ma capita anche di ricevere telefonate da parte di chi si pone in un solco non ben definibile, muovendosi sul filo di lana: non dichiarano apertamente di essere carabinieri, poliziotti o finanzieri, ma in qualche modo lo lasciano intendere. Modi gentili e appello ai migliori sentimenti sono il grimaldello usato per far leva sulla sensibilità di chi viene contattato. Il fine, ovviamente, è chiedere soldi. C'è anche chi offre assistenza legale gratuita e telefonica per un anno.
I venditori, spesso dipendenti di call center, parlano di riviste che effettivamente esistono anche se i contenuti spesso sono datati e gli argomenti generici. Morale, hanno tutta l’aria di essere specchietti per le allodole allo scopo di far sottoscrivere abbonamenti a chi non sa come funzionano le cose. Per fugare ogni dubbio l’abbiamo chiesto al comandante provinciale dei carabinieri di Piacenza, colonnello Luca Pietranera: "L’Arma ha solo due riviste ufficiali, Il Carabiniere e Fiamme d'Argento, e di certo gli abbonamenti non vengono procacciati telefonicamente e neppure via email. Se accade, si tratta di iniziative private che nulla hanno a che fare con i carabinieri oppure di truffe".
In altre parole, chiunque telefoni a casa qualificandosi carabiniere, poliziotto o finanziere e propone abbonamenti a riviste, è un truffatore. Se non si qualifica, è il venditore di qualche iniziativa editoriale non ufficiale.