Falsi certificati, medico piacentino condannato a un anno e mezzo

Un anno e sei mesi di reclusione con sospensione condizionale della pena. Si è concluso così il processo a carico di Riccardo Bacchi, medico piacentino accusato di aver rilasciato falsi certificati medici nel 2012 a favore di Alfredo Aste, assistente capo della Polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Piacenza, a sua volta finito nei guai nell'ambito di un'indagine della Polizia Municipale: era sospettato di aver messo a disposizione dei detenuti in permesso un appartamento nel quale avvenivano incontri a luci rosse con prostitute. L'accusa era dunque sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione e a luglio ha patteggiato tre anni di reclusione.

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Per questa sua attività "parallela", sempre secondo il quadro accusatorio, aveva bisogno di tempo libero extra e pare che beneficiasse dei favori del medico piacentino che, stando alla tesi del pm Antonio Colonna, avrebbe rilasciato falsi certificati senza visitare il paziente. E proprio in base a questa ipotesi, il pubblico ministero nella scorsa udienza (23 gennaio) aveva chiesto due anni e sei mesi di reclusione in base alla violazione della legge Brunetta che punisce severamente questo tipo di “favori” ad appartenenti alla pubblica amministrazione.

Tesi fortemente negata dall'imputato, assistito dall'avvocato Franco Livera, che aveva chiesto l'assoluzione dell'imputato per non aver commesso il fatto. Non solo, aveva sostenuto che, in ogni caso, non potessero essergli contestati i due reati, quello di falso già previsto dal codice penale, e quello relativo alla violazione della legge Brunetta lo “racchiuderebbe”. E ciò in base al principio che nessuno può essere giudicato per lo stesso reato. Il giudice Elena Stoppini questa mattina, lunedì 3 febbraio, ha condannato il medico a un anno e sei mesi concedendo la sospensione condizionale della pena.

«Una sentenza che ridimensiona le richieste del pm – ha commentato l'avvocato Livera – ma che tuttavia non ci soddisfa. Noi sosteniamo l'innocenza dell'imputato e a questo punto attenderemo i novanta giorni per il deposito delle motivazioni dopodiché senz'altro impugneremo la sentenza ricorrendo il Corte d'Appello a Bologna».