“I poliziotti mi chiesero di comprare cocaina. Lo feci per paura”

“I poliziotti mi chiesero di andare ad acquistare un grammo di cocaina da uno spacciatore albanese. Protestai dicendo che mi sembrava una richiesta inusuale, ma loro mi dissero che se non lo avessi fatto avrei rischiato di perdere la patente, cosa che non potevo permettermi. Assecondai la loro richiesta per paura”.

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Vengono a galla nuovi elementi d’accusa nel processo a carico di Claudio Anastasio, il poliziotto della Narcotici implicato nell’inchiesta per spaccio e unico degli agenti coinvolti a scegliere il dibattimento (i colleghi Paolo Bozzini, Paolo Cattivelli, Luca Fornasari e Luciano Pellilli hanno scelto il rito abbreviato). Ad essere sentito come testimone stamattina un 24enne consumatore piacentino di stupefacenti che davanti al collegio presieduto da Italo Ghitti (a latere Elena Stoppini e Maurizio Boselli) ha rivelato l’episodio di quando, il 13 aprile 2013, a soli due giorni dal blitz dei carabinieri, venne convocato negli uffici della questura dai quattro componenti della squadra Narcotici (a contattarlo telefonicamente era stato Bozzini). “Mi chiesero di identificare uno spacciatore albanese che io conoscevo perché tempo prima mi ero rivolto a lui per acquistare marijuana e cocaina” ha detto il giovane spiegando poi di essersi sorpreso quando Bozzini e Anastasio gli chiesero di prendere contatti con lo straniero e di pattuire l’acquisto di un grammo di cocaina. “Mi dissero chiaramente che se non avessi fatto quello che mi chiedevano, avrei rischiato di perdere la patente e magari il lavoro presso la cooperativa per la quale ero impiegato. In quel momento non avevo i soldi per la droga, gli 80 euro me li diedero i poliziotti facendo una “colletta”. Avevo paura, per questo mi prestai”.

L’incontro – che stando agli accordi doveva essere monitorato a distanza dai poliziotti – si tenne al Grattacielo dei Mille, ma la consegna materiale avvenne sull’auto del giovane in un’altra zona in quanto lo spacciatore si accorse delle auto dei carabinieri che stazionavano di fronte ai Giardini Margherita dove era in corso una manifestazione. “Presi il grammo (erano 0,8 grammi, ndr) e li riportai subito in questura a Bozzini e Anastasio”. Stando a quanto riferito in aula dal ragazzo, poi, gli agenti gli fecero firmare degli atti in base ai quali risultava che la droga era stata trovata addosso a lui nel corso di un controllo, “un atto totalmente frutto della fantasia”.

 

Un episodio, questo, che ha tenuto banco nell’udienza in cui l’attesa era tutta per la deposizione del capitano dei carabinieri Rocco Papaleo, all’epoca a capo del Nucleo investigativo dei carabinieri che ha svolto le indagini e oggi al comando carabinieri di Vigevano. Rispondendo alle domande prima del piemme Michela Versini e poi dell’avvocato di Anastasio Pietro Porciani, Papaleo ha ripercorso le fasi delle indagini focalizzandosi poi sull’episodio dell’arresto di un carrozziere amico di Pellilli al quale fu trovato nella carrozzeria un sacchetto contenente cocaina. In questa fase più volte l’avvocato Porciani è stato richiamato da Ghitti per il modo in cui venivano poste le domande ai testi. “Un processo si basa su fatti, non su atteggiamenti” ha tuonato il presidente del collegio.

 

Circa i capi d’imputazione legati al presunto rilascio di documenti di soggiorno a transessuali irregolari, l’intercessione di Anastasio per far togliere una multa ad un amico pizzicato ad entrare nella Ztl senza permesso e l’utilizzo di carte di credito clonate, sono stati sentiti come testimoni anche l’assistente della Polizia Municipale Manuela Argentieri, il referente informatico della Municipale Luca De Faqz e il gestore piacentino di un area di servizio carburante.

 

Infine è stato ascoltato Roberto Berardo, vice capo della Squadra Mobile, il quale ha spiegato di non essere mai stato a conoscenza delle attività oggetto del processo. “La sezione Narcotici ha sempre svolto un lavoro a sé stante. Io coordinavo, facevo le veci del dirigente Stefano Vernelli solo quando lui non c’era. Di tutte queste storie ho saputo solo quando ho letto le ordinanze di arresto”. Berardo ha parlato poi della ricognizione negli uffici della Narcotici avvenuta qualche tempo dopo l'arresto degli agenti. Il processo proseguirà nelle udienze del 13 e del 18 febbraio prossimi.