Grande apprezzamento da parte del pubblico per l'incontro organizzato questa sera dal conservatorio Nicolini con uno dei mostri sacri della scena musicale contemporanea, Peter Hammill. Il compositore, cantante e pluristrumentista dei Van Der Graaf Generator, una delle band più note al mondo nel panorama progressive, si è prestato, per la prima volta nella sua carriera ad una lezione di song writing a cui hanno partecipato musicisti piacentini e appassionati. Per un'ora Hammill, i cui testi sono apprezzati da più parti come espressione tra le più raffinate di una ricerca di senso che passa attraverso la musica, ha risposto alle domande degli astanti esplicitando i suoi riferimenti artistici e culturali privilegiati e raccontando la sua esperienza. “Oggi sono un dinosauro, felice di aver trovato un popolo che apprezza la mia musica – ha esordito l'artista. È sempre importante fare musica con gioia, ma anche con serietà e responsabilità. Ed è da questo bilanciamento che nasce la vera musica”. Interrogato sull'origine della sua passione per le note, il leader dei Van der Graaf Generator, gruppo che più di altri affermati ha mantenuto nel tempo una fedeltà alle proprie origini, senza farsi condizionare da logiche commerciali, ha poi continuato senza nascondere le inquietudini che l'hanno accompagnato durante il proprio percorso: “E' importante portare entusiasmo dentro la musica e mettere se stesso dentro la musica. Io ho iniziato a muovermi in questo mondo all'età di dodici anni, quando ero un ragazzino disturbato. Ho iniziato dal blues e dopo qualche anno ho trovato altre cose interessanti”. Essenziali nel processo di raffinazione di uno stile peculiare l'incontro musicale con i Beatles e gli Who, tra le band più apprezzate in assoluto dall'artista inglese, e quello culturale con i maestri della letteratura, Shakespeare in primis, ma anche Conrad anche se – ammette – “è difficile rintracciare qualcosa come un metodo nel processo di composizione dei miei testi: “Non so esattamente come nasca una mia canzone, semplicemente ascolto quello che esce. Vengo da un'epoca in cui era naturale osare l'impossibile e le mie canzoni non seguono nemmeno il canonico schema strofa-ritornello-strofa. La composizione nasce da qualcosa di incerto, poi è la canzone stessa a proseguire verso la sua definizione. Non sono un didattico e adoro l'incertezza, ma anche il senso, il suono e il ritmo del linguaggio che i ragazzi di oggi sembrano aver perso irrimediabilmente”.