E' stata presentata ufficialmente oggi pomeriggio all'auditorio Sant'Ilario di corso Garibaldi alla presenza delle massime autorità del territorio l'Associazione Il Pellicano Piacenza. Dal nome del primissimo mezzo di soccorso attivo a Piacenza negli anni '70, si tratta di una Onlus che nasce con l'intenzione di avvicinare sempre di più la rete degli ospedali al territorio. L'obiettivo è contribuire a migliorare l'accoglienza, il benessere e la qualità della cura dei pazienti ricoverati negli ospedali piacentini, il tutto attraverso progetti di raccolta fondi che coinvolgano la comunità.
Il Pellicano Piacenza nasce per iniziativa dell'Azienda Usl, di un gruppo di professionisti ex dipendenti dell'azienda stessa e di personalità del mondo sanitario, imprenditoriale e universitario. La presenza di un ente pubblico nel direttivo dell'associazione rende il progetto un'esperienza unica e considerata pilota a livello regionale.
«Rendere gli ospedali più umani» ha detto il presidente Elio Borgonovi rispondendo alla richiesta di sintetizzare la missione della Onlus. «Siamo convinti – ha aggiunto – che i servizi sanitari siano un patrimonio comune, nel quale noi e le persone care ci curiamo e dei quali, quindi, dobbiamo anche prenderci cura. Possiamo contribuire a offrire alla comunità un'assistenza dal volto umano, moderno e tecnologicamente avanzato».
«Attraverso attività di raccolta fondi – proseguono i fondatori, nella presentazione in Sant'Ilario – ci impegnamo per rendere l'ospedale un luogo dove il paziente e il personale che lavora si sentano a proprio agio. Lavoriamo per migliorare la qualità di vita delle persone ricoverate, investire sulle risorse umane, potenziare le tecnologie e valorizzare il patrimonio storico artistico della sanità piacentina».
L'accoglienza prima di tutto, dunque: «Gli ospedali – prosegue la presentazione – sono stati costruiti spesso partendo dalle esigenze tecniche dettate da medici, infermieri, dirigenti e amministratori, senza tener conto del punto di vista del paziente. Gli ambienti sono per la maggior parte poco accoglienti e gli spazi possono comunicare un senso di disagio, di distanza o di sofferenza, sia per il malato, sia per i familiari che lo accompagnano e lo assistono. Questo fastidio si può ripercuotere anche sul personale, che trascorre in ospedale per lavoro molto del proprio tempo. Il nostro obiettivo è quello di creare un contesto attento alle esigenze globali (quindi non solo cliniche ma anche psicosociali) del paziente e dei suoi familiari. Questo risultato si può raggiungere ripensando agli spazi, in modo che diventino più confortevoli, attraverso il colore, le immagini, l'accoglienza e la musica. La logica è quella di guardare con gli occhi del malato, nuova pietra angolare della progettazione. Migliorando il comfort dei pazienti, si ottiene un virtuoso effetto a catena anche sulla vita degli operatori dell'ospedale: medici, infermieri e personale di assistenza».