Qualità della vita, Piacenza sempre più giù anche secondo Italia Oggi

Tonfo piacentino nella classifica della qualità della vita stilata dal quotidiano economico Italia Oggi. Piacenza passa dalla 34esima posizione alla 41esima perdendo dunque sette posizioni rispetto allo scorso anno. A incidere negativamente due voci in particolare: la criminalità che vede il territorio piacentino al 63esimo posto sulle 107 province italiane e il cosiddetto disagio sociale che fa registrare per Piacenza addirittura la posizione numero 101, tra le ultime. Regge l’indicatore del tenore di vita, comunque alto: siamo al 17esimo posto in Italia. Da segnalare i vicini di casa: Parma è all’ottavo posto, decisamente più in alto, Lodi al 33esimo, mentre sotto di una posizione c’è Cremona: 42esima.

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Anche secondo la classifica del Sole24Ore, l’altro quotidiano economico italiano, pubblicata a inizio mese, Piacenza era in calo rispetto allo scorso anno anche se il giornale di Confindustria aveva piazzato la nostra città in 17esima posizione come classifica generale.

Analizzando meglio i dati della classifica pubblicata da Italia Oggi in edicola da questa mattina, il Trentino Alto-Adige è la regione italiana in cui si vive meglio. Ma non solo. La ricerca, realizzata dall'università La Sapienza di Roma analizzando 9 categorie ampie (affari e lavoro, ambiente, criminalità, disagio sociale e personale, popolazione, servizi finanziari e scolastici, salute, tempo libero e tenore di vita), 21 sottodimensioni e 94 indicatori di base, rivela miglioramenti rispetto agli anni passati: se nel 2012 le province italiane con una qualità della vita ritenuta buona o accettabile erano 42 su 103, nel 2013 sono invece 59 su 110. Il dato migliore registrato negli ultimi cinque anni. 

Buone notizie, certo. Ma non per tutti. Per Trento sì: è al primo posto non solo nella graduatoria generale ma anche nel settore "servizi finanziari e scolastici". Buone notizie per Belluno, seconda classificata per la qualità della vita e prima in "ambiente". Brutte notizie, invece, per Crotone, la provincia italiana in cui si vive peggio: rispetto allo scorso anno, è scesa di nove punti. E a muovere il passo del gambero sono in realtà quasi tutte le province meridionali: Enna (109mo posto) ha perso dieci postazioni, come Vibo Valentia (108mo posto).

Ma idati raccolti dall'università romana non possono essere letti in un'unica direzione. Se le province italiane con una buona qualità della vita sono aumentate, allo stesso tempo il 28,2 per cento della popolazione (quasi tre italiani su dieci) vive nelle province, tutte del Mezzogiorno, caratterizzate da un livello di vita insufficiente. 

Matera e Potenza sono rispettivamente al secondo e al terzo posto nella classifica dedicata all'ambiente, mentre nel 2012 erano al 27mo e al nono posto. Un'importante eccezione è anche la provincia sarda di Olbia-Tempio, al 55mo posto nella classifica generale, prima di città come Venezia (63ma) e Roma (64ma). Nel generale stato di salute del Centro-Nord, dati in controtendenza: Asti ha perso 28 postazioni in classifica rispetto allo scorso anno, Prato 20 e Ferrara 24. 

I più fortunati sono senza dubbio gli abitanti del Nordovest, che in cinque anni hanno scalato la graduatoria del benessere: nel 2008 erano 12 le province del Nordovest con una qualità della vita scarsa o insufficiente, mentre nel 2013 si sono ridotte a 3.

Miglioramenti anche nel settore della criminalità: nel 2012 le province più sicure erano 21, mentre quest'anno sono diventate 26. E di queste, al contrario di quanto accade nella classifica più generale, dieci sono nel Centro-Sud: Matera è terza dopo Pordenone e Treviso e nella top-ten compaiono anche le province sarde di Nuoro, Oristano e Ogliastra. Le meno sicure restano le grandi città: nel 2013 la peggiore è Milano dopo Rimini, Prato e Imperia. La criminalità è aumentata a Napoli (99mo posto), Roma (101mo) e Firenze (103mo), mentre è diminuita a Reggio Calabria (dal 58mo al 45mo posto) e a Siena (dal 61mo al 41mo). 

E' invece Pisa la prima in classifica per i servizi sanitari, grazie al numero di posti letto garantiti in rianimazione e in cardiologia. E in questo settore i dati quasi si ribaltano rispetto alla criminalità: le grandi città rimontano con Milano al secondo posto e Roma al quinto, mentre in coda si posizionano Oristano e Medio Campidano.