“Faccio lo stesso mestiere di Hemingway e Picasso senza prendermi sul serio”

 “Bulimico e appasionato”. Così si è definito e così appare Giorgio Faletti: comico, autore, cantante, attore, scrittore e, ora, anche pittore. Presente nel pomeriggio alla casa d’aste Iori di via Pietro Cella per presentare il suo ultimo sforzo creativo: “Sorprendentemente”, la personale di pittura curata da Tiziana Leopizzi, in arrivo niente meno che dalla galleria Berrino nel Principato di Monaco, ha sorpreso tutti per le sue opere, naturalmente, ma non meno per la sua disponibilità. 
E così si è intrattenuto con cordialità a parlare dei suoi quadri: “In questo campo sono sorpreso, perché non avevo nessun tipo di studio o tecnica alle spalle. Però sono provvisto di una sostanziale faccia tosta – ha detto ai nostri microfoni -. In passato ho già corso dei rischi, dicendo, per esempio, che Hemingway ed io facciamo lo stesso lavoro. Ora azzardare che io e Picasso facciamo lo stesso mestiere è un po’ presuntuoso. Ma bisogna non prendersi troppo sul serio e affrontare le sfide con passione e quel briciolo di inventiva che caratterizza noi italiani”. 
Ma come si diventa pittori, passando da una forma artistica ad un’altra ricevendo sempre complimenti? “Non essendo proprietario di nessuna tecnica, me le invento. Nel 99% dei casi, andando fuori dalle regole, sei un criminale. Nell’1% la fai franca. Spero di averla fatta franca”.
Ma l’aspetto più interessante, che Faletti ha spiegato, riguarda forse l’approccio alle varie forme di comunicazione che finora ha scelto: “Per ora erano legate ad un tempo di fruizione. La canzone ha un tempo di ascolto, un film un tempo di visione e il libro un tempo di lettura. Un quadro invece è un flash. Come ho scritto sul mio sito: un libro è il tempo, il quadro il lampo. E poi presenta un coinvolgimento fisico con l’opera, ci si sporca, ci si macchia. Alla fine, comunque, cerco sempre di attorniarmi di persone preparate, armandomi di senso critico”. 

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Bulimico, come si è detto e appassionato. E così Giorgio Faletti è già al lavoro su altri campi. Con la concittadina Chiara Burati, ha detto di avere in cantiere uno spettacolo teatrale che debutterà ad Asti teatro il prossimo anno: “Ho scritto testi, musica e farò anche la regia. Può darsi che capisca che nel teatro non sono in grado. Però la sento come cosa mia e sono fiducioso”. Poi un altro spettacolo teatrale tratto dall’ultimo romanzo “Da quando ora”, che però si intitolerà “Nudo e crudo” e ha assicurato che “da fine febbraio a tutto marzo mi impegnerà in scena. Ma è un divertissement”.  
E poi sono iniziate le ricerche per un nuovo romanzo: “A primavera, i primi di aprile, mi chiudo in casa all’Isola d’Elba e come sempre comincio”. 

Giorgio Faletti, comunque, artista o “truffatore” che la fa sempre franca, come aveva scherzato, non ha mancato di commentare anche la realtà italiana che lo circonda e dalla quale trae ispirazione: “L’istinto sarebbe di scappare. Però resto a chiedermi perché, davanti a una incredibile fame d’Italia presente all’estero – perchè il mondo vuole mangiare, bere e vestire italiano, senza contare le donne – sfruttiamo così poco queste opportunità. Forse dipende da tutti noi. Mi chiedono cosa c’è che non va? Credo qualche ingranaggio, pieno di sabbia, che dobbiamo provare a svecchiare. Lasciando fare le cose a qualcuno di giovane”. Sugli adolescenti di oggi, però, Faletti non è tenero facendo notare un aspetto insolito: “La disoccupazione giovanile è elevatissima anche perché c’è più gente che studia rispetto al passato. Quindi con meno lavoro ma studiando di più aumentano i disoccupati. Forse tanti commenti vanno rivisti alla luce di questo dato”.
Infine la politica e i politici, bersaglio in questo periodo di ogni invettiva. E non è mancata la sua, in “punta di penna”, in linea con la vena di scrittore: “La gente si è resa conto che la classe politica non funziona. Ma io in politica non potrei mai entrare, perché sono refrattario ai compromessi, alla diplomazia. Che sono le doti più importanti per un politico. Cerchiamo di migliorare la situazione, iniziando dallo scegliere davvero chi ci rappresenta e poi che a queste persone valga davvero la pena dare una tale responsabilità”.