Crisi: “Artigiani costretti a non pagare gli stipendi o a privarsi del loro”

Imprenditori artigiani e dipendenti uniti nelle difficoltà. E’ la fotografia a Piacenza e provincia dove, in vista del Natale, i problemi dei primi a reperire risorse molto spesso rischiano di ricadere sui secondi che non si vedranno arrivare gli stipendi. 

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“Le banche non fanno più credito, con un sistema che non è più utile alle imprese ma mette in difficoltà chi produce” ha premesso Floriano Zorzella della Filctem Cgil. Il quale ha poi lanciato l’allarme: “Bisogna far emergere questa problematica: le aziende producono ma non incassano, così i lavoratori subiscono ritardi nei pagamenti negli stipendi, anche di 4-5 mesi. E’ una emergenza sociale, che riguarda anche aziende storiche piacentine”. E così i sindacati si sentono le mani legate: “Non si possono chiedere gli ammortizzatori sociali perché c’è il lavoro ma non viene pagato. E’ un incubo in  cui il dipendente non riesce a uscire”. Perché, secondo Zorzella, persino il fare causa all’azienda stessa tante volte ha come conseguenza solo di “portare al fallimento ma non risolve certo la situazione. E’ una condizione che rileviamo da almeno 2-3 anni ma nell’ultimo è peggiorata sensibilmente”.

STIPENDI A RISCHIO E IMPRENDITORI CHE RINUNCIANO AL LORO – “Sono anni che rileviamo le difficoltà nel pagare gli stipendi”. Lo ha confermato Alberto Bottazzi, segretario di Libera Artigiani Piacenza, che però è andato addirittura oltre: “Non sono pochi quegli imprenditori artigiani che, per onorare gli impegni, si sono ridotti loro stessi lo stipendio. Quindi una dimostrazione che certi tipi di imprese sono più simili a una famiglia che un’azienda”. Un cane che si morde la coda che, alla fine dell’anno, si aggrava a causa delle tasse che le ditte sono tenute a pagare: “Abbiamo rilevato che la situazione è simile in tutti i settori dell’artigianato. Dalle aziende più piccole di servizi alla persona, come parrucchiere ed estetiste che hanno una o due lavoranti, a quelle metalmeccaniche, che arrivano ad avere 15 dipendenti”. E sono difficili anche gli interventi in loro sostegno: “E’ la velocità di questa crisi che ha messo in condizione tutti quanti di non riuscire ad adeguarsi alla contrazione del mercato – ha spiegato Bottazzi -, le contromisure sono difficili. Soprattutto adesso che bisogna onorare adempimenti fiscali e il credito delle banche è quasi assente”. 

RATEIZZAZIONE DELLE IMPOSTE – Un panorama critico rilevato anche da Cna, la confederazione dell’artigianato e della piccola impresa: “Le aziende sono in difficoltà sia per il mancato credito da parte delle banche che per le sempre più onerose tasse – ha confermato il direttore Enrica Gambazza -, però noi registriamo che gli imprenditori piacentini, piuttosto di lasciare i dipendenti senza stipendio, preferiscono non pagare le imposte o l’Iva che poi rateizzano”. Secondo il direttore di Cna, certo, la situazione è difficilissima però “gli imprenditori preferiscono rinunciare al loro stipendio, piuttosto che non darlo ai dipendenti, oppure ricorrere alla cassa integrazione straordinaria a causa del ridotto fatturato”. Fortunatamente, secondo Gambazza, “sono poche le nostre aziende che non pagano gli stipendi, però certo si possono verificare ritardi”. A questo, Cna cerca di far fronte, ha tenuto a sottolineare, “cercando di fare leva, da una parte sulla consulenza utile al contenimento dei costi e dall’altra portando avanti soluzioni di innovazione nei mercati esteri. Un mentalità che ancora non abbiamo in Italia, però bisogna investire in quella direzione o non c’è futuro”.  

LE COOPERATIVE NON FANNO ECCEZIONE – Anche il mondo delle cooperative, molto spesso, soffre delle stesse problematiche. “Perché non immune dal credit cruch (stretta del credito, ndr) e presenta un gran numero di occupati” ha fatto sapere il neo eletto presidente di Concooperative Emilia Romagna, Francesco Milza. Nel settore, però, “quando ci sono situazioni di questo tipo si cerca di intervenire con strumenti ordinari ma anche cercando di sensibilizzare gli istituti di credito, magari più vicini al mondo della cooperazione, per agevolare queste situazioni”.