AGGIORNAMENTO –
Il primo atto della discussione in Consiglio comunale sul regolamento per il registro delle unioni civili si è consumato tra mal di pancia in maggioranza, plateali tentativi di ostruzionismo da parte dell’opposizione e pure qualche rissa verbale dovuta a dubbie interpretazioni del regolamento da parte del presidente del Consiglio comunale Claudio Ferrari; quest’ultimo accusato di aver forzato la mano sull’ordine del giorno pur di portare in aula un provvedimento giudicato “non urgente e inutile”. Uno scontro all’arma bianca in aula che ha portato anche alla sospensione della seduta per oltre 40 minuti quando gli animi erano fin troppo surriscaldati.
Lunedì si è conclusa la discussione generale. Ma sarà necessaria almeno un’altra seduta perché Piacenza vada a fare compagnia gli altri 150 comuni italiani che si sono dotati del testo. Almeno un’altra seduta, si diceva. Perché l’opposizione di centrodestra non ha intenzione di fare sconti: lo dimostrano i 114 emendamenti presentati al testo, roba che non succede nemmeno quando in ballo c’è il bilancio. In base alla proposta di regolamento firmata dal centrosinistra (ma non da tutti gli esponenti del Pd) e dal Movimento 5 Stelle, sono diversi i requisiti perché una unione possa iscriversi al registro: tra questi la maggiore età, la residenza a Piacenza, il non detenere vincoli giuridici bensì affettivi.
Che si voglia o no, lo scontro è stato in gran parte ideologico, incentrato sul concetto di famiglia.
E’ stato Christian Fiazza (Pd) a illustrare la proposta. "Anche la giurisprudenza (citata una sentenza della Corte Costituzionale) ha riconosciuto il primato del fatto sul diritto. Quello di due persone che vivono sotto lo stesso tetto. Oggi il regolamento ha un valore solo simbolico, ma si tratta di un atto importante. Oggi sono 150 i Comuni che hanno istituito i registri per le unioni civili. Auspico che domani siano 151. Bisogna augurare a un numero sempre maggiore di persone di godere di un miglioramento delle proprie condizioni di vita". Il leghista Polledri ha chiesto che il provvedimento ritornasse in commissione perché "questo regolamento istituisce fattispecie di unioni che sono un mostro giuridico" e si è visto bocciare la richiesta di sospensiva. Lo scontro è andato avanti. Per Fiazza "non è un provvedimento ideologico, ma politico. È una questione di uguaglianza. Oggi bisogna prendere atto che ci sono molte unioni che vivono al di fuori dei vincoli matrimoniali". Di diverso avviso Polledri, sicuramente tra i più battaglieri (al punto che si era portato la caraffa del caffè pronto a fare nottata): "Questo provvedimento ideologico è uno schiaffo alla famiglia, vengono creati nuclei che hanno solo diritti e non obblighi. Sono curioso di capire come possa votare il sindaco Paolo Dosi".
Ma se nel centrodestra i vari Marco Tassi (Pdl), Giovanni Botti (Pdl), Maria Lucia Girometta (Pdl), Erika Opizzi (Fratelli d’Italia) hanno puntato sull’inutilità di uno strumento che ha fatto flop nel resto d’Italia (“soltanto 2mila adesioni” ha fatto notare Botti), è stato il centrosinistra, e in particolare il Pd, a evidenziare le varie sensibilità presenti nello schieramento. Se per Giulia Piroli “occorre dare un messaggio forte al legislatore”, per il collega Stefano Borotti “il provvedimento non avrebbe effetti amministrativi e non cambierebbe nulla nella vita delle persone”. Ha precisato di parlare “a titolo personale” il capogruppo del Pd Daniel Negri, che ha precisato di rispettare le opinioni di tutti, ma è sembrato molto più affine alle posizioni della minoranza. “Su questo argomento non c’era alcun ordine di scuderia – ha messo le mani avanti il capogruppo – resto però dell’avviso che sarebbe meglio aiutare i cittadini attraverso una convenzione con i notai per la stipula di contratto di convivenza che prevedano agevolazioni per le coppie non legate da vincolo matrimoniale”.
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Caos in Consiglio comunale nel giorno in cui si deve discutere del regolamento per le unioni civili. Ancora una volta al centro della bufera il presidente del Consiglio comunale Claudio Ferrari accusato in maniera vibrante dal centrodestra (in particolare da Massimo Polledri e da Marco Tassi) di non aver rispettato il regolamento nello stilare l'ordine del giorno. Secondo l'opposizione, ancor prima del regolamento sulle unioni civili, si sarebbero dovuti discutere i punti all'ordine del giorno rimasti inevasi nelle sedute precedenti. Polledri ha accusato dunque il presidente "di abuso d'ufficio" minacciando di portare la questione davanti a un giudice. Da lì è stata bagarre con Ferrari costretto a sospendere la seduta. Uno stop di quasi 40 minuti, con i capigruppo asserragliati in sala giunta a tentare di snodare l'inghippo formale, al termine del quale lo stesso presidente ha deciso di far proseguire la seduta. Tornata la calma è stato Christian Fiazza (Pd) a illustrare la proposta. "Anche la giurisprudenza (citata una sentenza della Corte Costituzionale) ha riconosciuto il primato del fatto sul diritto. Quello di due persone che vivono sotto lo stesso tetto. Oggi il regolamento ha un valore solo simbolico, ma si tratta di un atto importante. Oggi sono 150 i Comuni che hanno istituito i registri per le unioni civili. Auspico che domani siano 151. A un numero sempre maggiore di persone di godere di un miglioramento delle proprie condizioni di vita". Il leghista Polledri ha chiesto che il provvedimento ritornasse in commissione perché "questo regolamento istituisce fattispecie di unioni che sono un mostro giuridico" e si è visto bocciare la richiesta di sospensiva. Lo scontro è andato avanti. Per Fiazza "non è un provvedimento ideologico, ma politico. È una questione di uguaglianza. Oggi bisogna prendere atto che ci sono molte unioni che vivono al di fuori dei vincoli matrimoniali". Di diverso avviso Polledri: "Questo provvedimento ideologico è uno schiaffo alla famiglia, vengono creati nuclei che hanno solo diritti e non obblighi. Sono curioso di capire come possa votare il sindaco Paolo Dosi". La volontà del centrodestra è quella di ostacolare in tutti i modi il provvedimento ed ha presentato oltre un centinaio di emendamenti.