“Piacenza merita di avere un Palazzo del tribunale in stato decoroso e dignitoso, e questo rappresenta un passo importante. Ma c’è ancora molto da fare”. Lo ha detto questa mattina il presidente del Tribunale Italo Ghitti durante la cerimonia di intitolazione delle tre aule principali del palazzo di giustizia recentemente ristrutturate, tra cui l’aula delle colonne, a tre magistrati uccisi dalla mafia e dal terrorismo, Emilio Alessandrini, Guido Galli e Rosario Livatino. Un ricordo a tratti commosso, quello di Ghitti, il quale durante “i difficili anni plumbei” al Tribunale di Milano conobbe due dei tre giudici assassinati e con i quali instaurò rapporti “di affetto e stima”. Alla cerimonia hanno preso parte le più alte cariche civili e militari della città, compresi il sindaco Paolo Dosi e il presidente della Provincia Massimo Trespidi. I quali, insieme con la Fondazione, Confindustria e la scuola edile, ha collaborato fattivamente per arrivare a questo primo importante traguardo frutto di una “fattiva collaborazione tra le istituzioni” (la Provincia ha donato le targhe). L’avvocato Franco Livera ha letto poi un messaggio del presidente dell’avvocatura piacentina Raffaella Mingardi, impossibilitata a presenziare. Si completa dunque un primo percorso che ebbe inizio dall’idea di intitolare le aule lanciata dal consigliere provinciale Luigi Gazzola, cancelliere del Tribunale. Ma i lavori non sono finiti. Anzi. Proprio nei prossimi giorni partiranno quelli che interessano l’ala est di Palazzo Landi, ovvero tutta l’area penale. L’auspicio indicato da Ghitti è proprio quello che “questo palazzo arrivi ad avere quella veste di decoro e dignità che spesso finora è mancata”.
CHI SONO I TRE MAGISTRATI UCCISI: EMILIO ALESSANDRINI, GUIDO GALLI E ROSARIO LIVATINO
Il magistrato Emilio Alessandrini è ricordato per il costante impegno nell’istruzione del processo per la strage di Piazza Fontana dopo che il procedimento era stato trasmesso all’autorità giudiziaria di Milano. Il 29 gennaio 1979 verso le 8,30 il magistrato – dopo aver accompagnato con la propria autovettura il figlio Marco alle vicine scuole elementari – fa ritorno alla propria abitazione per dirigersi poi in ufficio a piedi. Fermatosi all’incrocio tra viale Umbria e via Muratori viene aggredito da due persone. Esplodono numerosi colpi di pistola e Alessandrini viene ferito a morte. Poco più tardi, nella stessa mattinata, l’omicidio veniva rivendicato tramite una telefonata alla redazione di un giornale “dall’Organizzazione Comunista Combattente Prima Linea” (di eguale tenore era un volantino diffuso poco dopo). Guido Galli fu giudice istruttore penale presso il Tribunale di Milano. Esercitò il suo impegno culturale e professionale nel campo del diritto anche in sede universitaria dove Galli teneva corsi di criminologia prima all’Università di Modena e successivamente a Milano. Il 18 marzo 1980 cade vittima di un’azione terroristica. Il delitto viene rivendicato dalla formazione politica eversiva denominata “Prima linea – sezione Romano Tognini”. Rosario Angelo Livatino fu sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Agrigento dal 24 settembre 1979 all’agosto 1989. Il 28 agosto 1989 viene trasferito al Tribunale di Agrigento in qualità di giudice addetto alla sezione penale, occupandosi di delicati procedimenti concernenti persone associate alla mafia. Il 21 settembre 1990 alle 8,45 Livatino – mentre si spostava in auto da Canicattì, dove risiedeva, per raggiungere la sede del Tribunale – viene raggiunto da vari colpi di arma da fuoco. Vano il tentativo di fuga a piedi: il magistrato viene colpito in modo mortale dagli aggressori.