Dopo Palazzo Uffici, sembra ormai calare il sipario su un altro progetto simbolo dell’era Reggi, la piscina olimpionica di via Goitre. A causa della mancanza di risorse economiche, l’amministrazione comunale sembra infatti orientata a far tramontare definitivamente un’opera che nell’aprile del 2012 aveva visto la posa della prima pietra. Da allora però i lavori non sono mai proseguiti.
La cordata, composta da Padova nuoto e Consorzio cooperative costruzioni (con la piacentina Indacoo), che si era aggiudicata la gara del valore di 9 milioni di euro risulta avere chiesto un riequilibrio finanziario pari a circa 400mila euro.
“Non ci sono le condizioni” avrebbe detto il vicesindaco e assessore ai Lavori Pubblici Francesco Cacciatore durante la riunione di maggioranza. Si aprirebbe così la partita della ristrutturazione della piscina della Raffalda, fino a qualche tempo fa giudicata inadatta a supportare le svariate attività presenti. Si pensa ad un allungamento della vasca a 33 metri (larghezza 25) per un importo complessivo di 4,5 milioni di euro. Durante la riunione di maggioranza non sono mancate le proteste da parte di alcuni consiglieri per il probabile dietrofront e così la giunta si è presa ancora una settimana di tempo prima di assumere una decisione definitiva.
"Se l'alternativa è la ristrutturazione della Raffalda ben venga" ha commentato Luigi Zangrandi, delegato della Federazione italiana di nuoto piacentina. "Quello che spero è che sia più veloce la procedura per la realizzazione dei lavori. Perché anche la ristrutturazione significa non utilizzarla per un certo periodo. E prima viene fatta e meglio è per tutti" ha concluso.
Particolarmente duro il commento del consigliere comunale Paolo Garetti (Lista Sveglia) che di recente ha anche chiesto e ottenuto l'accesso agli atti di tutta l'operazione in questione e cioè l'appalto da 9 milioni di euro per il quale ora la società appaltatrice chiede altri 400mila euro. "E' una cosa impensabile – dice – Una volta che hai fatto l'offerta, è quella e non è che poi chiedi più soldi". E prosegue: "Io ritengo che chi ha preso l'appalto abbia pensato che in qualche modo poi avrebbe fatto, ma così non può funzionare". Garetti fa poi riferimento alla sua richiesta di accesso agli atti sottolineando che poco dopo, "guarda caso", pare debba saltare tutto. "C'è un'aggiudicazione definitiva – dice – e cioè il Comune, ente appaltante, dice alla ditta appaltatrice 'tu ora fai la piscina' e la ditta appaltatrice accetta. Ma c'è di più: c'è un contratto e un contratto ha valore legale il che significa che all'interno saranno contenute le clausole di rescissione da parte dell'appaltante e da parte dell'appaltatore, non ci possono essere vie di mezzo. Il fatto che ora si senta parlare di probabile accordo bonario significa che si sapeva fin dall'inizio che c'era qualcosa che non andava".