In tutto il mondo si celebra oggi, 20 novembre, il Transgender Day of Remembrance, la giornata che da 15 anni a questa parte è dedicata alla lotta contro la transfobia e al ricordo delle vittime dell’odio e del pregiudizio anti-transgender. La ricorrenza viene commemorata anche nel nostro paese che detiene in Europa il triste primato delle vittime transessuali: 20 negli ultimi quattro anni, numero dieci volte superiore a quello registrato negli altri paesi dell’ Unione.
Di questo si è parlato anche a Piacenza, presso la sede di Spazio 4, che ha ospitato un incontro organizzato dall’ Arcigay cittadina.
“Solitamente si organizzano delle fiaccolate o delle proiezioni, cosa che abbiamo fatto anche in anni passati – dice Valeriano Scassa, presidente da 7 anni dell’ associazione gay piacentina. – Quest’anno abbiamo pensato di dare la parola alle dirette interessate” e così la serata si è trasformata in un’ occasione per sentire dalla viva voce di Sheron e Giselle com’è la loro vita di transessuali e com’è la loro quotidianità in una città come Piacenza.
Entrambe provengono dal Brasile, un paese in cui i trans non sono ben visti, anche se la visione si sta ampliando, entrambe sono le protagoniste della tesi di laurea di Sara Alberici, di cui vi abbiamo parlato proprio ieri.
Ebbene, ieri sera abbiamo avuto ai nostri microfoni sia Sheron che Giselle, la quale è arrivata dapprima a San Rocco e poi nella nostra città dopo aver vissuto un anno a Viareggio.
L’ impatto con Piacenza è stato orribile, con un “magnaccia”, uno sfruttatore, che faceva pagare un affitto salato in una casa più simile a una prigione.
Riguardo al percorso che l’ ha portata a diventare trans, Giselle dice: “Io non ho mai pensato di voler essere una donna, accetto come sono e il mio corpo non mi dà fastidio, niente di me mi da fastidio. Quando sei bambino, per mancanza di informazioni, non riesci a capire cosa significhi trans o gay ma senti, dentro di te, che quello che ti insegnano non va bene e io avevo questa sensazione”.
Qui in Italia, a Piacenza, secondo Gisele il preconcetto verso i transessuali esiste allo stesso modo del Brasile ma da noi c’è più educazione: “veniamo trattati meglio ma più per educazione che per una questione di accettazione, io il preconcetto lo sento”.
Giselle è anche fidanzata con un ragazzo di Bettola. “Con lui – dice – dividiamo le spese e così non ho più bisogno della strada per sopravvivere, anche se non riesco ancora a lasciarla del tutto. Vorrei essere indipendente, senza arricchirmi ma senza neppure dovere avere la necessità di tornare in strada”. A Natale partirà per il Brasile e riaccompagnerà a casa la mamma che ha trascorso questo ultimo anno assieme a lei.
Sheron invece è in Italia da 9 anni e dopo aver vissuto 5 anni a Milano è venuta a Piacenza. Anche per lei i preconcetti sui trans sono troppi e i piacentini, rispetto ai milanesi, sono un po’ più chiusi. Anche per lei l’ Italia è più tollerante rispetto al Brasile in cui, verso i transessuali, c’è molta violenza.
Questa violenza Sheron, seppur indirettamente, l’ ha vissuta anche nel nostro Paese: conosceva infatti Samantha, la trans uccisa brutalmente a coltellate a Milano il 29 luglio del 2008, il cui cadavere è stato ritrovato parecchi giorni dopo in un canale ai bordi della Tangenziale Ovest. Una brutta ferita per Sheron che ha dovuto sopportare anche la morte di un' altra amica, Andreja, travolta da un pirata della strada.
Giselle e Sheron, due delle tante storie che popolano le nostre strade, storie che arrivano da lontano e che sperano in un lieto fine, storie di una vita che, come dice Sheron, per loro è più difficile.