Poliziotti arrestati, via al processo. L’ispettore Anastasio vuole chiarezza

Davanti al collegio giudicante presieduto da Italo Ghitti (giudici a latere Maurizio Boselli ed Elena Stoppini) è iniziato oggi, martedì 5 novembre, il dibattimento del processo che vede imputati, oltre a Eridania Cortes e Boris Angeloski, anche l'ispettore capo di polizia, già in forze alla sezione Narcotici della squadra mobile piacentina, Claudio Anastasio accusato di spaccio di sostanze stupefacenti.

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Il poliziotto, che si trova agli arresti domiciliari, è comparso in aula al fianco del suo avvocato Piero Prociani del foro di Milano. La vicenda è nota:lo scorso aprile sei poliziotti della questura furono arrestati dai carabinieri del Nucleo investigativo di Piacenza nell'ambito di un'inchiesta di spaccio. L'udienza è servita per ammettere le prove, in particolare le intercettazioni telefoniche. Quindi il tribunale ha aggiornato l'udienza al prossimo 19 novembre (ore 11) quando verranno ascoltati i primi testi.

Nutrito l'elenco dei testimoni chiamati dal legale di Anastasio. Nel corso del dibattimento saranno ascoltati molti dirigenti della questura di oggi e di ieri: l'ex questore Piero Innocenti, gli ex capi della Mobile Girolamo Lacquaniti e Stefano Vernelli, i dirigenti Michele Rana, Filippo Sordi, Aida Galluccio, Antonio Berardo e l'ex comandante del nucleo investigativo piacentino dei carabinieri Rocco Papaleo, (oggi al comando della compagnia di Vigevano), colui che ha guidato le indagini dei militari dell'Arma coordinate dal piemme Michela Versini.
 

A margine dell'udienza abbiamo intervistato l'avvocato Piero Porciani che difende l'ispettore Claudio Anastasio, l'unico poliziotto a scegliere il rito ordinario e a non avvalersi di altre strumenti processuali che gli avrebbero garantito già in partenza uno sconto di pena a fronte di un'eventuale condanna; strumenti come il patteggiamento o il rito abbreviato. Anastasio vuole essere processato, ci tiene proprio; vuole che emerga la verità in una vicenda intricata e dolorosa ma rispetto alla quale, come ha riferito il suo legale, si sente "pulito". E solo affrontando un processo senza sconti e in un pubblico dibattimento c'è la possibilità di "ripulirsi" completamente. 

Avvocato Porciani, quali sono state le vostre richieste in questa prima udienza?

"Abbiamo chiesto una nuova trascrizione di alcune telefonate per le quali crediamo che ci siano stati degli errori di interpretazione. Vogliamo la massima chiarezza in questa vicenda. Il mio assistito è un signor poliziotto, l’ho conosciuto nell’ambito di una vicenda assolutamente tragica una decina di anni fa e mi riferisco al caso di Melinda Szucs, giovane trovata morta a Piacenza, nella zona della Caorsana, strangolata e bruciata quando era incinta di poche settimane; vicenda sulla quale peraltro credo che non sia stata fatta luce e credo anche che il vero assassino sia ancora in circolazione".

Torniamo ad Anastasio e alle accuse mosse contro i sei poliziotti della questura, sospettati di aver gestito un importante traffico di droga.

"Dobbiamo chiarire il ruolo di Claudio Anastasio e il ruolo degli altri componenti della Squadra mobile perché ritengo che le indagini siano state fatte in un’unica direzione e non valutando tutto quello che è accaduto. C’è una strada telefonata tra Anastasio e un maresciallo dei carabinieri di Bobbio che attualmente non si trova più agli atti. E io vorrei che si trovasse. Questa telefonata proverebbe l’attività che il mio assistito svolgeva come poliziotto". 

Qual è il punto centrale di tutta questa vicenda, avvocato? 

"Il punto di questa vicenda è che qualcuno, per dirla in modo semplice, faceva cose che non andrebbero fatte. Fino a quale livello arrivava tutto ciò? Si fermava ad Anastasio, il quale secondo l’accusa era consapevole di tutto ciò che faceva qualcuno dei suoi sottoposti, oppure no? Che il poliziotto abbia a che fare con l’informatore, ci sta. Che abbia a che fare con un certo sottobosco che poi lo indirizzi nella direzione giusta è una cosa normale per chi fa quel mestiere. Che esistano contatti con persone che non fanno certo le educande è una cosa che, lo ripeto, ci sta. C’è da chiedersi quale sia il confine. E’ ammissibile, parlando di droga, che si facciano passare cinque grammi per poter riuscire a sequestrare cinque chili? A mio avviso sì. Anche perché parlando da cittadino e non da avvocato è più importante che si fermino i cinque chili che non i cinque grammi".   

Avvocato Porciani, a suo avviso Anastasio si è sempre fermato entro i confini del lecito?

“Anastasio ha sempre informato i suoi superiori. Questo è il punto che non è emerso e che invece si evince dalle telefonate. Se poi qualcuno sotto il naso di Anastasio faceva cose che non vanno bene, non si può dire che lui non poteva non sapere in base a un principio tipicamente italiano e particolarmente in voga di questi tempi. Anastasio ha tutta la volontà di farsi sentire e di chiarire la sua posizione. Voi lo conoscete, è stimato e apprezzato".

Come sta oggi l'ispettore Claudio Anastasio?

"Guardi, per un uomo che ha dato la vita a combattere il crimine, a combattere il traffico degli stupefacenti, venire oggi in tribunale e trovarsi dall’altra parte della barricata è una cosa che senz’altro non gli fa bene. Anastasio è una persona per bene, lo ripeto".

Che idea si è fatto di queste indagini?

"Non faccio il carabiniere, non faccio il poliziotto ma da vent'anni difendo appartenenti alle forze dell'ordine e dico che io le avrei fatte diversamente. Credo che le indagini vadano effettuate a 360 gradi e non a 180”. 

Particolarmente significativa la visita, oggi in tribunale, di numerosi colleghi in servizio in questura: "Saremo sempre con te" dicevano all'ispettore Anastasio.