“La morte fa parte della vita. E’ una cosa seria e va responsabilmente assunta con serietà. Quando viene a mancare questo attegiamento rimane solo la stupidità dell’uomo e credo che in questa festa ci sia tanta, tanta stupidità”. Sono state dure le parole del vescovo di Piacenza, monsignor Gianni Ambrosio nei confronti di Halloween, la festa che ormai sta prendendo sempre più piede non solo in Italia ma anche nel Piacentino, con tanti appuntamenti che si sono svolti in varie parti di città e provincia.
Al grido di “dolcetto o scherzetto”, ormai non solo i più piccoli si sono fatti coinvolgere dalla festività di origine celtica che ormai è totalmente associata alla cultura americana.
Maschere e travestimenti, però, secondo monsignor Ambrosio nascondo un intento da stigmatizzare: “Da un lato mi sembra una festa ridicola – ha detto ai microfoni di Radio Sound -. Il ricordare i nostri cari viene deturpato da questa carnevalata. Il carnevale facciamolo al momento opportuno. E, credo, che dall’altro lato ci sia un voler disprezzare tutta la tradizione di civiltà che l’Europa ha avuto. E’ una festa americana e distruttiva, perché non porta da nessuna parte. Quella pietà che in passato anche i pagani hanno avuto, viene distrutta con una carnevalata che vuole coinvolgere tutto e tutti. Non mi pare un segno di civiltà questa stupida festa”.
Insomma, pur volendo sottolineare la “molta serenità con la quale esprimo certi concetti”, il vescovo di Piacenza ha voluto ammonire i fedeli: “Quando c’è da divertirsi facciamolo ma la morte fa parte della vita. E’ una cosa seria e va assunta con responsabilità. Quando non c’è rimane solo la stupidità dell’uomo e credo che in questa festa ci sia tanta, tanta stupidità”.
Il suo pensiero, comunque, è in linea con quello di altre diocesi in regione che, in vari modi, si sono espresse negativamente verso Halloween. Alla vigilia di Ognissanti, per esempio, a Bologna si è svolto un corteo di circa 500 fedeli dall’arco del Meloncello fino alla chiesa del cimitero della Certosa, con monsignor Gabriele Cavina, provicario generale dell'Arcidiocesi che ha dichiarato: “Se non si sa perché vivere e non si sa morire non si troverà nemmeno la strada giusta”.
Ancor più duro lo scontro che si è registrato a Reggio Emilia, dove è stata annullata la grande festa in programma nel celebre castello di Rossena, tra maschere, dolcetti e travestimenti per “evitare strumentalizzazioni”. La decisione è stata presa al termine di un incontro avvenuto nella sede della Curia tra Laura Iotti, responsabile del Centro turistico giovanile (Ctg), ente gestore del castello e promotore dell’evento, e don Alberto Nicelli, vicario generale della diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, proprietaria dell’immobile tramite un ente con propria personalità giuridica, ma sottoposto al controllo della stessa diocesi. In questo caso, il vescovo monsignor Massimo Camisasca aveva giustificato la decisione con una personale presa di posizione: “ “La festa dei santi non può essere in nessun modo sostituita da Halloween”.
LA MESSA DI OGNISSANTI – Nel pomeriggio, invece, il vescovo Gianni Ambrosio ha presieduto la messa di Ognissanti al cimitero cittadino e qui ha lanciato un messaggio, davanti a molti fedeli, in grado di attualizzare una ricorrenza che non deve essere considerata una formalità. E così ha voluto attualizzarla, ricordando i defunti e i santi ma anche tutti coloro che, in tempo di crisi, faticano nella vita di ogni giorno. Sono loro, le persone che abbiamo al fianco, secondo il vescovo, dai quali dobbiamo prendere esempio: “Tra loro ci sono fratelli e sorelle che, senza esempi straordinari, ma nella quotidianità, hanno mostrato la costanza e la perseveranza della fede in Dio. Nella storia è presente il male, ma noi dobbiamo riscoprire i testimoni della santità che si nascondono nelle pieghe del quotidiano, coloro che si sono lasciati trasformare dall’amore di Dio”. E ha concluso con un augurio: “La realtà sociale stenta a trovare se stessa. Come possiamo andare avanti, creare una famiglia, senza lo sguardo rivolto verso l’alto? Non bisogna lasciarsi rubare la speranza , ma guardare al domani con l’attesa della pienezza”.