Sei anni e mezzo di reclusione per la bancarotta dell’industria La Gragnanese

Sei anni e sei mesi di reclusione per bancarotta, interdizione perpetua dai pubblici uffici e confisca di porzioni di appartamenti, di una società immobiliare e alcune somme in denaro per “compensare” il milione e 600mila euro di cui, secondo i giudici, si sarebbe appropriato grazie a documenti fiscali falsi emessi tra il 2003 e il 2006.

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Si è concluso così il processo a carico di Pietro Antoniazzi, amministratore unico dell’industria alimentare “Gragnanese”. Una pena sproporzionata, secondo l’avvocato difensore Andrea Perini che al termine dell’udienza ha annuniato ricorso in appello. Ancora più pesante, invece, era la condanna chiesta dal pubblico ministero Michela Versini al termine della sua requisitoria: sette anni e sei mesi.

Secondo la sua tesi, basata sui riscontri della Guardia di finanza, l’imputato si sarebbe appropriato di grosse somme dell’azienda poi finita in bancarotta (e di fatto, dunque, sottraendole ai legittimi creditori della stessa) “girandole” a familiari: case, auto e altri beni. Una tesi di fatto accolta anche dal collegio di giudici presieduto da Italo Ghitti che ha condannato l’imputato a sei anni e mezzo.