“Presenterò le dimissioni da ministro non appena rientrerò a Roma”. Queste le parole di Gaetano Quagliariello che, come annunciato, ha deciso di comunicare la sua decisione davanti alla platea di Palazzo Gotico, in una domenica in cui il festival del diritto segna la storia d’Italia. Dopo la crisi aperta ieri dalle dimissioni dei ministri del Pdl e confermata ieri dal presidente della Camera Laura Bodrini, si riavvicina lo spettro – per alcuni la speranza – di elezioni anticipate. L’esperienza del governo delle larghe intese sembra dunque essersi definitivamente conclusa. Ma non è l’unico dramma.
Il giornalista Stefano Folli, moderatore nell’incontro con Quagliariello si domanda se esista il rischio concreto che la crisi di governo diventi crisi delle istituzioni e che il centrodestra prenda una curvatura estremista ed eversiva.
E il ministro – quasi ex – risponde: “Si è entrati in una spirale di errori dai quali nessuno ha avuto la forza di sottrarsi, centrosinistra compreso. Questo governo di larghe intese è nato in una situazione del tutto eccezionale, con una legge elettorale calibrata sul bipolarismo e incapace di rappresentare il tripolarismo conseguente alle elezioni. Una situazione di stallo che ha portato il paese a un passo dal blocco delle istituzioni”.
Prima della sentenza a Berlusconi, prima della risposta politica alla sentenza. “Dal mio punto di vista la sentenza a Berlusconi andava valutata politicamente anche se è giusto rispettare le sentenze. La giunta al senato doveva trattare Berlusconi come tutti gli altri senatori venutisi a trovare nelle stesse condizioni. Questa mancanza di tatto da parte del centrosinistra ha determinato un fallo di reazione da parte del centrodestra che ha reagito minacciando la dimissione di tutti i parlamentari”. Io ho deciso di non presentarle: come ministro ho giurato sulla Costituzione e non potevo minacciare di interrompere il normale funzionanento delle istituzioni”.
Ma ora la situazione è diversa. Perché le dimissione dei ministri, decise di fretta e dall’alto senza un reale confronto, testimoniano che nel partito una parte decide per tutti. “Presenterò tuttavia anche le mie dimissioni e senza remore e considero esaurita l’esperienza politica del Pdl– ha precisato Quagliarello, ma se mi chiederanno di aderire alla nuova Forza Italia, io dirò di no”. Bisogna sentirsi a posto con la coscienza per entrare un una formazione politica. Solo se ci saranno i presupposti per creare una forza politica di centrodestra a vocazione maggioritaria e moderata sul modello del partito popolare europeo, potrei ripensarci. Ma se invece si trattasse di creare una riedizione di Lotta Continua a destra, allora mi dedicherò ad altro”.