Un gradito ritorno al Festival del Diritto per Gustavo Zagrebelsky. Dopo le partecipazioni del 2008 e del 2011, il giurista è tornato ieri sera ai Teatini per parlare di democrazia unita alla finanza, al potere e alla politica.
Questi ultimi due, potere e politica, ha detto Zagrebelsky “si legano l’ un l’altro, l’ uno è fine dell’ altro. Questo è un circolo vizioso e quando succede questo si perde l’idea di un elemento terzo, cioè a cosa serve questo meccanismo?
In passato – continua Zagrebelsky – il potere legato al denaro serviva per la gloria di uno Stato oppure per finanziare le opere pubbliche. Ai giorni nostri serve, invece, ad alimentare se stesso ed ingigantire questo sistema che è senza scopo ed è pericolosissimo perchè se non ha scopo è cieco, come un carro impazzito senza direzione”.
Nel suo discorso, seguito da un' attenta platea, Zagrebelsky ha usato una metafora, paragonando il sistema odierno all' Uroboro, figura mitologica di un serpente che mangia la sua stessa coda.
Zagrebelsky ha poi lanciato un appello volto ad aprire una discussione sulla riscoperta della politica, e sulla riscoperta dei fini, cioè a chi o a cosa serve tutto ciò. A quale idea di società è conforme ciò che sta accadendo? “La domanda – secondo il giurista – se fatta ad un banchiere ai giorni nostri sarebbe senza risposta”.
In futuro il giurista vede la fine di questo sistema, anche perché nulla delle opere degli esseri umani è eterno, quindi queste idee di governo e del denaro finalizzato come bene ultimo, a cui tutti devono aspirare, terminerà.
“Il denaro – conclude Zagrebelsky – una volta era importante ma era un mezzo, oggi invece è diventato un fine. In altri tempi si cercavano la santità e la fama più che la ricchezza e i nostri finanzieri o banchieri non chiedono certo la fama né tantomeno la santità. Magari in futuro essere troppo ricco potrebbe essere un disvalore sociale ed io mi auguro che ciò accada presto”.