Le leggi dovrebbero essere a favore dell'associazionismo, quello che viene considerato in un periodo di crisi il vero welfare del paese. Eppure, come spesso accade, questo non avviene. Anzi, vengono posti paletti che tendono a sfavorire la partecipazione all'aiuto del prossimo. E' il caso rilevato da Avis, che ha lanciato l'allarme sulla Riforma Fornero, che costringerebbe i cittadini a recuperare sul lavoro il tempo utilizzato per la donazione del sangue per essere conteggiati nella pensione.
L'ALLARME DI AVIS – "Avis segue con costante attenzione la sorte delle donatrici e dei donatori di sangue che si troverebbero costretti, per effetto della Legge Fornero, ad allungare la propria permanenza sul posto di lavoro per un numero di giorni pari alle donazioni di sangue ed emocomponenti effettuate o a una decurtazione del 2% dell’assegno previdenziale nel caso in cui non volessero (o non potessero) recuperare le giornate perse.
Sono ormai decine le segnalazioni che arrivano alle nostre sedi, interpellate dai patronati o dagli stessi donatori di sangue prossimi alla pensione in merito all’effettivo riconoscimento delle giornate di donazione.
Siamo in attesa di maggiori ragguagli interpretativi poiché al momento sembrerebbe che la riforma vada a penalizzare alcune categorie di lavoratori. Seppur coperte da contribuzione effettiva utile ai fini pensionistici, per alcune categorie è infatti previsto che vengano recuperate le giornate perse per congedo matrimoniale, permessi retribuiti per motivi familiari e lutto, diritto allo studio, sciopero, congedi parentali e – appunto – la donazione sangue,
Occorre capire quali indicazioni darà il Ministero del lavoro in merito all'interpretazione di questa norma, infatti la donazione di sangue in Italia è regolata dalla legge 219/05 che prevede (secondo l’articolo 8 comma 1) il riconoscimento della retribuzione e dei contributi per la giornata in cui si è assentato per recarsi all'appuntamento con il dono.«Penalizzando i donatori dal punto di vista pensionistico – commenta il presidente di Avis Nazionale Vincenzo Saturni – non si riconosce il valore morale e solidale della donazione di sangue per il servizio sanitario nazionale, scoraggiando per l’immediato futuro la chiamata dei donatori (attuali e potenziali) e mettendo seriamente a rischio l’obiettivo dell’autosufficienza nazionale di sangue ed emocomponenti. E questo, semplicemente, non è accettabile".