Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Piacenza Giuseppe Bersani, su richiesta del pm Ornella Chicca, sostituto Procuratore della Repubblica incaricata dell’indagine sull’efferato omicidio del pensionato 68enne Giorgio Gambarelli, trovato morto con la gola tagliata nella propria abitazione di Via Degani, lo scorso 27 luglio, concordando pienamente con le risultanze d’indagine del personale del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Piacenza, supportate dalle evidenze tecniche raccolte dal Ris Carabinieri di Parma, ha emesso Ordine di Custodia Cautelare in Carcere, nei confronti dell’individuo risultato gravemente indiziato del delitto, Fatnassi Alì, 26enne.
Il killer, però, 48 ore dopo il delitto, era già fuggito dall’Italia rifugiandosi nella sua abitazione di Tunisi dove si trova tutt’ora con la sua famiglia. Tutto facile dunque? Nemmeno un po’, perché tra Italia e Tunisia ci sono precisi accordi diplomatici che impediscono l’estradizione dei ricercati. Si potrà dunque procedere in due modi: si possono inviare gli atti giudiziari alle autorità tunisine e lasciare che siano loro ad arrestarlo e processarlo, oppure si può procedere al processo in contumacia che si terrebbe in Italia salvo poi mandare la sentenza in Tunisia chiedendone l’esecuzione. Intanto sul capo di Fatnassi pende un mandato di arresto europeo (MAE) ed è stata mobilitata l’Interpol che ricercherà il tunisino in tutti gli stati dell’area Schengen.
In conferenza stampa il comandante Luca Pietranera è tornato a parlare del movente alla base dell’omicidio: “Fatnassi conosceva bene Gambarelli ed era stato a casa sua altre volte. La sera del 27 luglio i due avrebbero avuto una discussione culminata poi nell’omicidio. Una lite che riteniamo essere maturata in ambito economico: prestiti non restituiti, crediti e debiti”.
“Sono state indagini difficili – continua Pietranera – perché il tunisino, dopo l’omicidio, è stato molto attento a cancellare ogni traccia o indizio. Ma non esistono delitti perfetti e gli investigatori piacentini, insieme al Ris di Parma, sono stati eccellenti nello sfruttare quelle minime dimenticanze e quelle minime tracce lasciate da Fatnassi”.